“Atti di terrorismo e crimini di guerra”. È questa l’accusa mossa dall’ambasciatore di Libia all’Onu, Mehdi Al-Mujrabi, contro il generale Khalifa Haftar e il suo Esercito nazionale libico. Dopo giorni di avanzata militare molto aggressiva nel Sud della Libia, il generale di Bengasi ha provocato una durissima reazione del governo di Tripoli guidato da Fayez al-Sarraj.
Da più di tre settimane la milizia di Haftar ha iniziato ad avanzare pesantemente in molte aree del Fezzan, la regione meridionale della Libia. I soldati della Cirenaica di fatto sono riusciti a compiere una manovra di accerchiamento alle spalle delle forze armate di Tripoli e Misurata, spingendosi a conquistare la città di Sebha e alcuni pozzi petroliferi come quello di Sharara e di El Feel.
Le mosse di Haftar potrebbero avere ripercussioni anche sull’Italia: se l’operazione di conquista nella regione del Fezzan fosse portata a termine, il capo militare del governo di Tobruk estenderebbe la propria influenza dalle terre orientali della Cirenaica sul sud del paese, accreditandosi sempre più come interlocutore della comunità internazionale e accerchiando il governo di Fayez al-Sarraj, appoggiato dall’Italia.