L’Europa dei 28 prova a rafforzare il convoglio delle responsabilità tentando di mettere in piedi un piano strutturale comune per far fronte alla drammatica emergenza dei trafficanti di uomini, i “Caronte” invisibili che, senza pietà, accendono e alimentano i motori dei viaggi della morte.
Il vertice straordinario della Ue svoltosi ieri a Bruxelles, tanto voluto dal premier Matteo Renzi, ha ribadito l’impegno e la determinazione da parte dei governi europei nella lotta ai trafficanti, ma ha anche fatto emergere una certa cautela soprattutto di fronte al rischio politico di far scivolare voti dalle maglie di una rete che, assicurando accoglienza e generosità ai migranti, rischia di compromettere e far crollare fiducia e consensi da parte di alcuni elettori europei. Il bilancio appare chiaro: l’Italia si conferma, ancora una volta, sola nel garantire accoglienza ai rifugiati, abbandonata dall’Europa di fronte a quella tanto criticata apertura nei confronti dei migranti.
Rafforzare le operazioni Triton e Poseidon che vedranno triplicarsi le risorse finanziarie a disposizione (è stata accettata la proposta del presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker di aumentare fino a 120 milioni di euro all’ anno i fondi per il pattugliamento in mare al largo delle coste italiane e maltesi); potenziare il numero di navi ed elicotteri per effettuare le operazioni; smantellare la rete di trafficanti di esseri umani, sequestrandone i beni, con l’identificazione, la cattura e la distruzione sistematica delle imbarcazioni utilizzate dai trafficanti. Sono questi i principali obiettivi snocciolati nel corso del vertice di ieri dai governi dell’Ue, decisi anche a incrementare la cooperazione con Tunisia, Egitto, Mali, Niger al fine di monitorare flussi di migranti e rifugiati prima che arrivino sulle coste del Mediterraneo.
Oltre a inviare nei paesi chiave personale Ue per raccogliere informazioni sui flussi dei migranti e cooperare con le autorità locali, l’Europa lancerà un programma regionale di sviluppo e protezione per le aree del Nord Africa e del Corno d’Africa attivando un programma finalizzato a incentivare il rimpatrio dei migranti irregolari. In base a quanto previsto dal progetto pilota che prevede la ridistribuzione dei cinquemila richiedenti asilo nei 28 Paesi dell’Ue, gli Stati membri potranno accogliere, su base volontaria, i nuovi arrivati. Ed è questo il nodo più duro da sciogliere, il terreno scivoloso che lascia l’Italia da sola sul piano dell’accoglienza. Nonostante l’Europa – come ha sottolineato il ministro Angelino Alfano commentando il vertice di ieri – abbia fatto un grande passo avanti nel riconoscere l’emergenza immigrazione come un problema comune e non soltanto italiano, molti governi si mostrano restii ad accogliere i profughi che affollano i nostri centri accoglienza. Se la Francia si dice disposta ad accogliere tra i 500 e i 700 siriani, la Cancelliera tedesca, Angela Merkel, ricordando che Svezia, Germania e Francia da sole accolgono il 75% dei rifugiati nell’Ue, ha assicurato che la Germania è pronta a sostenere l’Italia, a patto che la registrazione dei rifugiati venga effettuata in modo adeguato secondo le regole Ue. Più dura la risposta della Gran Bretagna, disposta a mettere in campo uno dei pezzi forti della Royal Navy, la nave portaelicotteri Bulwark, tre elicotteri e due pattugliatori, ma a condizione che, come ribadito dal premier Cameron, «le persone salvate siano portate nel Paese sicuro più vicino, probabilmente in Italia, e che non chiedano asilo nel Regno Unito». La speranza italiana di ottenere un meccanismo di ripartizione più equo resta, pertanto, ancorata alle proposte di strategia europea sull’immigrazione che la Commissione presenterà il 13 maggio prossimo.
All’indomani dell’incontro di Bruxelles, che il premier Renzi ha definito «un grande passo in avanti» fatto da Europa e Italia in merito all’emergenza immigrazione, si intensifica il dibattito politico sulle proposte dei 28. A parlare di “fallimento” del premier, il Movimento 5 stelle che giudica la risposta dell’Europa «poco più di una pacca sulla spalla» data a un governo, quello italiano, che «preferisce il marketing ai risultati». Scetticismo di fronte ai provvedimenti presi da Bruxelles è stato espresso anche dalla Fondazione “Migrantes”. «Credo che da questo vertice abbiamo la sconfitta di un’ Europa sociale e solidale di fronte al dramma delle migrazioni» è stato il commento del presidente della Fondazione, monsignor Giancarlo Perego. Critici i sindacati, con la leader della Cgil, Susanna Camusso, che tuona: «L’ immigrazione si considera ancora un problema dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo. In questo l’ Europa mostra un egoismo molto pericoloso».
Intanto il presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, ha chiesto un Consiglio europeo a Palermo. «Chiederò a Schulz di andare oltre Dublino. Vengano qui a vedere le condizioni di vita di quelle persone» ha detto il presidente siciliano.
Ma il pericolo per i migranti non arriva solo dal mare. Sono almeno 14 i clandestini morti ieri in Macedonia, investiti da un convoglio internazionale partito da Gevgelija e diretto a Belgrado. Nel loro viaggio a piedi verso nord e la Serbia, seguivano la linea ferroviaria per non sbagliarsi e perdersi nei boschi. Sono migliaia gli immigrati clandestini che, dalla Turchia e Grecia, cercano di entrare in Serbia e successivamente in Ungheria, Croazia o Slovenia, per raggiungere i Paesi dell’Unione europea. Equilibristi soli, protagonisti e vittime di un’odissea senza fine, sul filo della morte.
Samantha De Martin