Da mesi il gruppo M23 avanza nella regione del Kivu, lasciando una scia di morte dietro di sé. John Mpaliza, attivista congolese che vive in Italia da 30 anni, portavoce della rete “Insieme per la Pace in Congo”, spiega a Lumsanews quello che sta succedendo nella Rdc.
Cosa è accaduto a Goma negli ultimi giorni?
“Adesso l’M23 sta solidificando l’occupazione. Noi abbiamo ricevuto video di camion di soldati che continuano ad arrivare. E non è vero che stanno venendo per proteggere la popolazione: centinaia di donne sono state stuprate in una prigione in città e poi arse vive nel corso di un’evasione di massa. Ci sono migliaia di morti”.
L’M23 è gestito dal Ruanda, però ci sono anche dei congolesi.
“M23 significa Ruanda. Qualche congolese c’è, però sono quelle marionette che inseriscono nel gruppo per tentare di dire che si tratta di un movimento congolese. Anche Corneille Nangaa, il leader dell’Afd (Alliance Fleuve Congo), di cui fa parte l’M23, è congolese, ed è stato il presidente della Ceni, la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente, che ha permesso l’accordo tra Félix Tshisekedi e Joseph Kabila e la presa del potere da parte di Tshisekedi”.
Cosa ne pensa dei video che circolano su alcuni cittadini di Goma che festeggiano l’arrivo dei ribelli?
“Quella è propaganda. È vero, fanno vedere questi video con decine di persone che applaudono, festeggiano, ma la città di Goma conta oltre un milione di abitanti e milioni di sfollati, che non escono di casa e non vanno a manifestare per paura. I video li inventano. E sto notando che questa propaganda è arrivata anche qui. Io non vorrei che passasse in Europa l’idea che queste persone siano ben voluti, che siano dei liberatori, perché non è così”.
E per quanto riguarda il ruolo dell’Europa e della Cina nel mercato dei minerali congolesi?
“Per anni abbiamo lottato in Europa per avere un regolamento per la tracciabilità dei minerali che poi è effettivamente entrato in vigore il 1° gennaio 2021, però non viene applicato. L’Europa finanzia con decine di milioni di euro il Ruanda. Il 19 febbraio 2024 l’Ue ha firmato un accordo economico con Kigali (capitale del Ruanda) per l’approvvigionamento di materie prime critiche, che i ruandesi saccheggiano dal Congo. I paesi esteri, tra cui la Cina, riforniscono anche militarmente il Ruanda”.
E l’Italia?
“L’opinione pubblica italiana deve interessarsi del Congo e deve cercare di capire come aiutare. Anche perché proprio nel luogo dove adesso c’è l’M23, il 22 febbraio di quattro anni fa sono stati uccisi l’ambasciatore italiano in Rdc Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e il loro autista Mustapha Milambo e la verità ancora non si conosce”.
Cosa può fare l’Occidente per aiutare la Rdc?
“L’Europa dovrebbe imporre al Ruanda sanzioni economiche, interrompere i finanziamenti. È dalla fine del genocidio che il Paese riceve denaro dalla comunità internazionale. Questo potrebbe essere un modo forte per obbligare il Ruanda a porre fine alle violenze”.