BRUXELLES – L’Europa resta spiazzata dal comportamento degli Stati Uniti, gli storici alleati che al tavolo per l’Ucraina hanno escluso il Vecchio Continente. Le parole del segretario di Stato americano Marco Rubio – “è inaccettabile che l’Europa si aggiunga ai negoziati solo ad un certo punto” – hanno suscitato la reazione dei vertici di Bruxelles, ma le divisioni rimangono tanto forti da impedire una risposta unitaria e compatta. Lo testimonia il nuovo vertice convocato per il 19 febbraio dal presidente francese Emmanuel Macron dopo quello di lunedì con i principali membri dell’Ue. Al tavolo presenti 11 nazioni assenti lunedì: Repubblica Ceca, Grecia, Finlandia, Romania, Svezia, Belgio, Lituania, Estonia e Lettonia dell’Ue, e due Paesi Nato, Norvegia e Canada. Assente invece l’Ungheria di Viktor Orban. Intanto dalle pagine de Le Parisien il presidente francese attacca Vladimir Putin: “La Russia rappresenta una minaccia esistenziale per gli europei”.
Il piano Ue per l’Ucraina
Nel colloquio di ieri (18 febbraio) con Keith Kellogg – inviato speciale degli Stati Uniti per l’Ucraina e la Russia – la presidente Ursula von der Leyen ha sottolineato quanto il ruolo dell’Unione Europea sia fondamentale per la pace. La settimana prossima arriverà il sedicesimo pacchetto di sanzioni economiche contro la Russia. Non solo un segnale economico ma anche politico. Mentre Usa e Russia si riallineano, l’Unione vuole compattarsi anche militarmente: sta infatti cercando di accelerare per consentire ai 27 Stati membri di spendere di più per la difesa. Proprio oggi il presidente del Consiglio Europeo Antonio Costa ha intensificato i contatti con i leader degli Stati membri, avviando un processo di consultazioni su due questioni chiave: gli aiuti all’Ucraina e le posizioni dei Paesi sulle garanzie di sicurezza. Dall’Italia arrivano le dichiarazioni del ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, che ha ribadito come l’Europa sarà coinvolta nella trattativa per l’Ucraina proprio perché “abbiamo inflitto sanzioni alla Russia e non ci può essere una trattativa se non c’è sul tavolo la questione delle sanzioni”. Riguardo l’incontro a Riyad tra Rubio e Lavrov il leader di Fi ha detto che è stato un inizio, “ma non è iniziata una trattativa”.
La diplomazia di Macron per tenere vivo il dialogo
Non solamente vertici all’Eliseo ma un contatto diretto con Donald Trump. Il presidente francese nelle ultime ventiquattro ore ha sentito il presidente Usa due volte anche per rassicurarlo che l’incontro di lunedì fosse un confronto tra alleati per rispondere alle richieste americane sulle garanzie di sicurezza da fornire all’Ucraina alla fine della guerra. Macron – l’unico del tavolo del Consiglio europeo, insieme al leader ungherese Orban, ad aver conosciuto il Trump del primo mandato – si è fatto portavoce della preoccupazione del Vecchio Continente: il cessato il fuoco deve essere accompagnato da un vero accordo di pace che garantisca la sovranità, l’integrità territoriale e la sicurezza dell’Ucraina. In un’intervista pubblicata su Le Parisien il presidente ribadisce di aver espresso al presidente americano “la preoccupazione di tutti”, prima e dopo la riunione all’Eliseo.