Si intrecciano i retroscena dietro i numeri della manovra 2019. E’ ormai infatti un conto alla rovescia all’invio della lettera di risposta del governo alla Commissione europea a seguito della bocciatura dello scorso 23 ottobre. Intanto cresce l’attesa per il Consiglio dei ministri previsto in serata prima del responso ufficiale a Bruxelles.
Le tre settimane concesse dai commissari per rivedere i numeri della finanziaria scadono infatti alla mezzanotte di oggi. Stando ai rumors dietro le quinte dell’esecutivo gialloverde si starebbe giocando l’ennesimo scontro del “Tria contro tutti”. Note sono infatti le posizioni del ministro di dell’Economia nei confronti dell’Europa, molto più morbide e dialoganti rispetto all’asse politico Salvini Di Maio. Pare infatti che il titolare di via XX Settembre stia tendando di ritoccare i numeri più criticati dalla Commissione: la crescita all’1,5 per cento del Pil per il prossimo anno e il debito, che nella finanziaria già bocciata dovrebbe salire al 2,4 per cento del Pil nel 2019.
Il ministro Tria, forte sicuramente anche delle preoccupazioni del Capo dello Stato, starebbe mediando con la controparte politica dell’esecutivo per rivedere all’1,2 la crescita prevista per il prossimo anno, abbassando quindi dello 0,3 per cento le stime ritenute poco credibili dall’Unione. L’altro fronte, stando a quanto trapela, sarebbe quello delle clausole che dovrebbero scattare automaticamente qualora si eccedesse l’indebitamento previsto dall’esecutivo nell’anno 2019. Un impegno per nuove privatizzazioni potrebbe essere la garanzia-bandiera del dialogo che le fonti più istituzionali del governo vorrebbero proseguire con Bruxelles.
Tra i numeri ancora troppo fumosi della necessaria risposta alla Commissione, le incognite rimangono tutte e dopo le tre settimane si avvicina in maniera preoccupante un’altra data importante, ovvero il 21 novembre che potrebbe infatti essere l’inizio del commissariamento dell’Ue. Proprio a questa scadenza potrebbe aprirsi la cosiddetta procedura di infrazione.