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Letta: “Il governo durerà fino alla fine”. Scontro Berlusconi – Renzi su presidenzialismo

di Marina Bonifacio06 Giugno 2013
06 Giugno 2013

“Quattro anni e 10 mesi, da qui a fine legislatura”. Tanto durerà il governo Letta, almeno stando alle previsioni dello stesso Presidente del Consiglio. Ieri, alla trasmissione Otto e mezzo, si è visto un premier abbastanza ottimista e sicuro. Ma è pur vero che la solidità di questo esecutivo dipende molto dal fatto se, entro 18 mesi, Governo e Parlamento, porteranno a termine le necessarie riforme. Le priorità sono già state tracciate, in primis anche dal Presidente Napolitano: dalla lotta alla disoccupazione giovanile all’alleggerimento della pressione fiscale. Il tutto per far ripartire l’economia italiana. Sì, perché l’austerità da sola non basta.
La riforma elettorale. Tutti al lavoro quindi per trovare la soluzione migliore per il superamento della questione Imu, senza dimenticare la legge elettorale, altro nodo fondamentale su cui si giocano le forze in campo. No al Porcellum, dice Letta, replicando al leader del Pdl Berlusconi, che invece parla di pacificazione. E quando a tal proposito Lilli Gruber gli chiede se teme gli effetti della tenuta del sul suo governo dopo un’eventuale condanna di Silvio Berlusconi dichiara: “La magistratura è autonoma e farà le sue scelte. Non ho mai commentato sentenze e mi fermo qui”. Anzi replica: “Penso di dovermi occupare del governo. Sarebbe un errore se mi occupassi del partito o del congresso”.
Basta diktat da Brluxelles. Letta parla di una solida armonia e di un buon lavoro di squadra: sarebbe questa la carta vincente del governo di larghe intese. Di tutt’altro parere sembra invece essere il Cavaliere, che punta proprio su un’altra strada: “E’ importante che le due parti che sostengono il governo possano varare la riforma della Costituzione, necessaria a portare il nostro Paese all’elezione diretta del capo dello Stato”. Questo è quanto ha dichiarato Berlusconi durante un’intervista all’emittente romana T9, che vede l’unione di centrodestra e centrosinistra come la fine di una lunga guerra civile. Quindi, rivolgendosi a Letta, gli pone un invito: “Serve che questo governo vada a Bruxelles e dica: io faccio così. Non possiamo più accettare certi diktat, siamo noi che dobbiamo decidere ciò che è necessario fare per rimettere in piedi la nostra economia”.
“Non è questa la priorità per gli italiani”. Fedeltà al governo Letta quindi, ma a certe precise condizioni. Alla proposta dell’ex premier, che condurrebbe verso la strada del presidenzialismo, si oppone Matteo Renzi, ribadendo che la vera priorità per gli italiani sia piuttosto la riforma elettorale. Il sindaco di Firenze sembra addirittura pronto a correre per la guida del Pd, anche perché, almeno secondo Renzi, la carica di segretario e di primo cittadino non sembrano incompatibili. E a percorrere questa linea sembra anche lo stesso Enrico Letta, che si definisce amico e tifoso di Matteo Renzi, e aggiunge: “Renzi il segretario lo potrebbe fare bene. Non ho dubbi. E aggiungo, come lo sta facendo bene anche Epifani”. Spirito di partito, s’intende.

di Marina Bonifacio

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