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Letta a Bruxelles: «I conti dell’Italia non mi preoccupano, ma c’è bisogno di più Europa». Nessun timore per l’azzeramento del differenziale con i titoli spagnoli.

di Marcello Gelardini10 Settembre 2013
10 Settembre 2013

«Non sono preoccupato dalla crisi»; parola di Enrico Letta. Il premier, in missione-lampo a Bruxelles, distoglie per un momento l’attenzione dei media sul nodo Berlusconi e sulla sua eventuale decadenza, riportando al centro del dibattito scenari presenti e futuri dell’economia italiana. Durante l’incontro con il Presidente del Consiglio europeo, Van Rompuy, Letta ha avuto modo di soffermarsi a tutto tondo sullo stato dei conti di casa nostra; l’auspicio che però emerge con più forza dalle parole del capo dell’esecutivo è che, d’ora in poi, ci sia «più Europa contro la crisi: una più grande integrazione dei mercati europei e una più grande disponibilità alla condivisione dei rischi», per evitare che non si verifichino più momenti di flessione nelle economie dei Paesi membri che rischino di compromettere in maniera definitiva la tenuta dei conti. La soluzione potrebbe essere qualche forma di «assicurazione collettiva», una solidarietà reciproca che imponga interventi a sostegno l’uno dell’altro.
Progetti per il futuro. Un discorso diretto e senza giri di parole che sembra preparare il terreno per l’imminente presidenza italiana della Ue (che partirà nel corso della prossima estate); un appuntamento cui l’Italia vorrebbe arrivare con una finanza pubblica che faccia essere ancora più ottimisti di oggi. «La prossima legge di stabilità – ha spiegato Letta – sarà basata molto su sviluppo, incentivi per il lavoro e per la crescita». E a chi lo avverte che sono molte le note dolenti nel nostro sistema economico, su tutte quelle riguardanti il lavoro che non c’è, il premier risponde senza cercare alibi: «La disoccupazione, specialmente quella giovanile – ammette – è il mio personale incubo. Con un tasso al 40% non c’è futuro per l’Italia; questo è un punto cruciale». 
Raggiunti dalla Spagna. Parole che restano comunque ricche di fiducia, quelle del Presidente del Consiglio; esternazioni che però arrivano proprio nel giorno in cui i Bonos, i titoli di Stato spagnoli, hanno praticamente azzerato il differenziale nei confronti dei nostri Btp (attorno ai 255 punti base), dopo una rincorsa affannosa durata oltre un anno. Per alcuni il segnale che, dietro l’angolo, potrebbero esserci ancora insidie per la fiscalità italiana. Non per Letta, che vede nel dato la dimostrazione di come «la ricerca della stabilità faccia scendere i tassi, consentendo ugualmente di fare investimenti»; un insegnamento che vorrebbe far arrivare a tutti membri dell’Unione.

Marcello Gelardini

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