“Uccideremo gli insegnanti del gender che vanno nelle scuole ad imbastardire i nostri figli”. Un cartello inquietante è apparso nella notte sul cancello dell’asilo Cochrane di Pugliola, una frazione del comune di Lerici, in provincia di La Spezia. Nessuna firma. A denunciare l’episodio è stata la Rete Anti Omofobia e Transfobia (Raot) che ha pubblicato la foto del cartello sulla propria pagina Facebook. Lo stesso cartello, denuncia Raot, è stato trovato davanti ad un’altra scuola, quella dell’infanzia di San Terenzo, sempre a Lerici. Tempestiva la denuncia contro ignoti dell’associazione, e ora sulla vicenda indagano le forze dell’ordine.
“L’episodio è un grave sintomo del clima di intolleranza, violenza e ignoranza fomentato da movimenti conservatori e di ispirazione religiosa e avvallato da alcuni media nazionali – scrive Raot sotto l’immagine -. La “teoria del gender” è un’invenzione secondo la quale esisterebbe un complotto orchestrato da una non ben identificata lobby gay colpevole di strumentalizzare i bambini istigandoli all’omosessualità, distruggere le differenze biologiche tra maschile e femminile”. Una fake news che non riesce a trovare argine. Non esiste “la teoria del gender”, come aveva già dichiarato nel 2015 con una circolare la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini. Esiste invece l’educazione di genere, praticata in tutti i paesi europei.
Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando: “Metteremo in campo tutti gli strumenti necessari affinché, con l’approssimarsi dell’apertura dell’anno scolastico, sia garantita la serenità al corpo docente e agli alunni”. Il ministro ha assicurato: “Le minacce di morte nei confronti degli insegnanti non saranno sottovalutate. Il governo è impegnato a sostenere la scuola italiana, gli insegnati e le famiglie nell’educazione dei giovani”.
Il guardasigilli ha inoltre ricordato: “Evocare il pericolo di introduzione di inesistenti ‘teorie gender’ è un modo violento per spaventare le famiglie rispetto a questioni che nulla hanno a che vedere con l’attività formativa svolta nei diversi gradi dell’istruzione”. “Questo episodio si inserisce in una campagna in atto da qualche tempo – ha concluso – che intende proporre l’odio nei confronti delle differenze in risposta alla necessità che si formino i bambini e i ragazzi al rispetto della dignità di tutte le persone, indipendentemente dalla loro provenienza, sesso, credo”.