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Il lungo parto della legge di stabilità, tra ritardi di bollinatura e dubbi dell’Unione Europea. Proteste per il rinvio del pagamento delle pensioni

di Mario Di Ciommo22 Ottobre 2014
22 Ottobre 2014

renzi-padoan_650x250Il percorso che dovrebbe portare la legge di stabilità dalla scrivania di Giorgio Napolitano al Parlamento è irto di difficoltà. L’ultima, in ordine cronologico, fa riferimento alla mancata bollinatura della Ragioneria generale dello Stato, cioè la garanzia che le coperture siano a posto. Nulla di grave, stando almeno al ministero dell’Economia, che in una nota fa sapere che “sono in fase di completamento la relazione tecnica e le tabelle di accompagnamento” e che il tutto dovrebbe essere pronto per la giornata di oggi. Il testo è ancora sotto osservazione del Presidente della Repubblica, che ha garantito una verifica rigorosa.

Intanto c’è attesa per la lettera che la direzione generale Affari economici dell’Unione Europea sta preparando sulla legge di stabilità italiana. La Commissione deve decidere entro due settimane dalla presentazione dei conti, avvenuta il 15 ottobre. Si teme una bocciatura o comunque un’approvazione a metà del testo presentato dal governo italiano con la nota di aggiornamento al Def. Il nodo è rappresentato dal rinvio del pareggio di bilancio dal 2016 al 2017. Quest’ultimo sarebbe possibile in “circostanze eccezionali” e in particolare in presenza di due condizioni: una crescita negativa ed un output gap (la differenza tra il prodotto interno lordo effettivo e quello potenziale) sopra il 4%. Bene, per quanto riguarda il 2014 l’Italia presenta entrambi gli scenari con la previsione di una crescita negativa a -0,3% e un output gap al 4,3%. Discorso diverso invece per il 2015, per il quale il governo prevede una lieve ripresa e un differenziale tra crescita potenziale e crescita effettiva al 3,5%. In questo caso il rinvio del pareggio di bilancio non sarebbe richiedibile a Bruxelles e l’Italia sarebbe costretta a un aggiustamento dello 0,5% del Pil per il 2015 invece dello 0,1% proposto dal governo attraverso questa legge di stabilità. Possibile che alla fine si arrivi a un compromesso con un aggiustamento tra lo 0,2 e lo 0,3%.

Ma non c’è solo il giudizio di Bruxelles tra le preoccupazioni per il governo italiano. Nel primo testo della legge di Stabilità infatti c’è una norma che sta mettendo in allarme associazioni di consumatori e sindacati. Si tratta del provvedimento che prevede il rinvio del pagamento delle pensioni al 10 di ogni mese. Il cambiamento scatterà dal primo gennaio 2015 e farà risparmiare sei milioni di euro all’anno di commissioni bancarie. Saranno infatti unificati tutti i pagamenti, sia quelli dell’Inps (che paga ogni primo del mese) sia quelli dell’Inpdap (che paga il 16 di ogni mese) ed il risparmio deriverebbe dall’accorpamento, in un unico pagamento, di più trattamenti: pensioni, assegni, pensioni ed indennità di accompagnamento erogate dagli invalidi civili e rendite vitalizie dell’istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro.

Totalmente contrari i sindacati che parlano di pensionati che “potrebbero essere costretti a chiedere aiuto, magari alla banca, per coprire quei dieci giorni di differenza” dovuti al pagamento di affitti, mutui e quant’altro il primo di ogni mese. “Ci sono sette milioni di pensionati sotto i mille euro al mese. Questa è una norma pensata da chi a fine mese ci arriva tranquillamente” ha tuonato Carla Cantone, segretario generale dello Spi-Cgil. Per protestare contro il provvedimento del governo i sindacati dei pensionati scenderanno in piazza il 5 novembre con iniziative a Roma, Milano e Palermo atte alla modifica della norma ed alla spinta per nuove politiche di sostegno agli anziani.

Mario Di Ciommo

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