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HomePolitica Legge elettorale: di sicuro prima dell’estate, ma avanti con le primarie Pd.

Legge elettorale in stallo
il dibattito non decolla
dopo il no al Mattarellum

Solo a maggio l'esame in aula

Bersani: "Così si va a sbattere"

di Alessio Foderi30 Marzo 2017
30 Marzo 2017

Andrea Orlando, ministro della Giustizia e candidato alla segreteria Pd, in conferenza stampa, Roma, 29 marzo 2017. ANSA/ SERENELLA MATTERA

Dopo le primarie del Pd, si penserà alla legge elettorale, che arriverà comunque prima dell’estate. Tutti i partiti promettono almeno di impegnarsi a farla comunque il prima possibile. Ma non mancano le tensioni dopo la scissione Dem e le pressioni dalle altre forze politiche. Ieri, la conferenza dei capigruppo ha deciso l’esame in aula nella prima settimana di maggio, considerato che fine aprile è apparsa una tempistica irrealistica. La necessità di approvarla con le elezioni politiche all’orizzonte è divenuta una vera e propria urgenza.

È scontro sul ritorno del Mattarellum (in vigore dal 1993 al 2005). Questa legge prevede che il territorio nazionale sia diviso in 475 collegi per la Camera e in 232 per il Senato: ognuna di queste porzioni di territorio elegge un deputato o un senatore, votato direttamente dagli elettori. Ettore Rosato, capogruppo Dem, è convinto nel sostenere il Mattarellum, ma la realtà numerica al Senato appare incerta e forse non sufficiente. Andrea Orlando, in corsa per la leadership dei democratici, è scettico sul ritorno ai collegi uninominali. Bersani potrebbe anche votarlo, ma avverte: «Si vuole andare a sbattere per non fare nulla».

Della stessa idea è anche Danilo Toninelli, responsabile delle riforme del M5S, che avverte: «Questa maggioranza sta facendo melina, l’unica legge che può essere approvata è il Legalicum (proposta dopo il referendum del 4 dicembre dai Cinque Stelle, ndr). Fare altre cose significa perdere tempo e aspettare settembre per le pensioni d’oro». Se per Toninelli il Matterellum è «vecchio e invotabile», Matteo Salvini della Lega Nord si dice pronto a «votarlo domani». Il leader di Alternativa Popolare Angelino Alfano, dai microfoni di Rtl, ha invece dichiarato: «La legge elettorale non chiama alleanze, noi del resto siamo distinti sia dalla destra di Salvini che vuole uscire dall’Ue, sia dalla sinistra dell’indietro tutta. Andremo da soli».

«Perché la politica possa riappropriarsi del suo ruolo di guida del Paese, cosa che noi auspichiamo vivamente, c’è bisogno che la stessa politica si dia gli strumenti giusti per farlo» ha affermato il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, in un’intervista a Qn in cui sostiene il suo no al proporzionale. Fra tattiche politiche e possibili slittamenti, un punto d’incontro appare quindi lontano, seppur necessario.

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