Un sistema proporzionale? “Io sono laico. Non ho pregiudizi. L’importante è che chi vince poi possa governare”. A dirlo questa mattina, in un’intervista al Corriere della Sera, è il leader della Lega e dell’opposizione Matteo Salvini.
Un’apertura di fatto alla proposta della maggioranza, che il prossimo 20 dicembre presenterà un disegno di legge sotto l’ombrello del ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Inca, come previsto dall’accordo di governo tra Pd e Movimento 5 Stelle. Le opzioni che sta valutando la compagine giallorossa sono un proporzionale puro con soglia di sbarramento al 4% o un sistema alla spagnola con collegi ampi (qui la spiegazione di entrambi). La riforma si affiancherebbe al taglio dei parlamentari (per cui nei prossimi mesi, molto probabilmente, si terrà un referendum popolare), garantendo, a detta delle forze del centrosinistra, “maggiore rappresentanza”.
Secondo il retroscena di Maria Teresa Mieli di oggi, sempre sul quotidiano milanese, anche Matteo Renzi potrebbe accettare la proposta, convinto di avere uno “zoccolo duro del 5%”.
Salvini, forte degli ultimi sondaggi che danno il centrodestra unito al 48% dei consensi, ricorda invece che la Lega “ha raccolto le firme per un referendum che porterebbe ad un sistema maggioritario (o meglio renderebbe l’attuale Rosatellum totalmente maggioritario, ma solo ripensandone i collegi, ndr)”, ma “non fermerà tutto per otto mesi a dire no al proporzionale”, soprattutto se ci saranno “adeguati sbarramenti e collegi adeguatamente disegnati”.
Non è della stessa idea Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d’Italia, in un’intervista al quotidiano La Stampa, spiega che il sistema proporzionale converrebbe al partito, ma “non all’Italia”. “Per questo – dice – preferisco una legge elettorale maggioritaria, con un premio di maggioranza”.