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HomePolitica Legge elettorale, si prepara un emendamento per tagliare fuori sinistra e salvare AP

L. Elettorale, polemiche
sul "salva cespugli"
ma l'accordo tiene

Ammesse le"liste coalizzate"

che superino il 3% in 3 regioni

di Simone Alliva05 Ottobre 2017
05 Ottobre 2017

Un momento nell'aula della Commissione Affari Costituzionali della Camera durante l'esame delle modifiche alla legge elettorale, Roma, 26 settembre 2017. ANSA/GIUSEPPE LAMI

Per il M5S sulla legge elettorale è stato messo in piedi “il mercato delle vacche”, definizione montanelliana che richiama un’altra stagione politica, distante un ventennio. Il partito di Beppe Grillo punta il dito su quello che sta accadendo in queste ore in Commissione Affari costituzionali, dove si sta discutendo e trattando sul Rosatellum. “Accantonati”, come si dice in gergo, una serie di emendamenti “salva cespugli”.  Nel linguaggio della politica ci sono parole che, grosso modo, sottintendono altro. Accantonati in questo caso vuol dire mettere al riparo dai riflettori, difendere e poi al momento opportuno affrontarli e approvarli con il minimo della discussione.

Il più importante porta la firma di Maurizio Lupi, coordinatore nazionale di Ap, partito che secondo i sondaggi su scala nazionale a stento raggiunge il 3 per cento. Recita: “Vengano ammesse liste che abbiano conseguito almeno il 3 per cento dei voti validi nella regione”. Traduzione: basta superare la soglia del 3 in Lombardia o Sicilia e si passa. Altri emendamenti a firma del fittiano Antonio Distaso sono ancora più generosi. Attorno alla sopravvivenza dei piccoli è in atto il “grande scambio” con il Pd. Alla Camera i cespugli hanno più di cento parlamentari, tra Ap, Ala, Scelta civica, fittiani e vari nel gruppo misto. Potrebbero trasformarsi in cento potenziali franchi tiratori se acquisissero la certezza dell’esclusione dei piccoli partiti dal gioco. Certezza che diverrebbe quasi assoluta con una soglia unica nazionale.

La riformulazione che si sta studiando prevede che, solo al Senato, passino liste “coalizzate” che ottengono il 3 per cento in almeno tre regioni. Sostenuta da Matteo Renzi che segue costantemente il dibattito in commissione. E anche da Silvio Berlusconi, il cui partito non sta facendo le barricate. La norma, che per alcuni offre una ciambella di salvataggio alla formazione del ministro Alfano, contribuirebbe però non poco a penalizzare la sinistra e M5S nel maggioritario. Basta rivolgere lo sguardo al sud: in Puglia c’è la lista che potrebbe guidare il Governatore Emiliano, in Sicilia quella di Crocetta, in Campania c’è il sempre vincente De Luca. Una lista civica coalizzata, ad esempio, in questi casi con il Pd garantirebbe così un seggio con più probabilità di una formazione come M5S che rifiuta invece le alleanze. Vince, nel maggioritario, chi arriva primo e si danneggia chi non è coalizzato, come, al momento, Mdp e 5 Stelle.

Dalla Commissione invece per quanto riguarda la parte proporzionale, predominante nella legge per circa due terzi,  la proposta sarà che i parlamentari vengano nominati su liste bloccate. Non essendoci il voto disgiunto di fatto vengono calati dall’alto e “nominati” anche quelli eletti col maggioritario. La legge su cui è in corso la trattativa non prevede l’obbligo di un programma comune e neanche l’indicazione di un candidato premier. Forti i timori che la legge possa favorire il trasformismo, come già avviene al Senato.

Intanto Il relatore al Rosatellum 2.0 Emanuele Fiano ha annunciato che darà parere contrario agli emendamenti che introducono il voto disgiunto tra collegio uninominale e liste proporzionali. L’altro ieri Fiano, su richiesta di Gianni Cuperlo, aveva accantonato gli emendamenti sul voto disgiunto, proposto dai gruppi che si oppongono al Rosatellum 2.0, Mdp, Si e M5s.

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