È di ieri la comunicazione ufficiale con cui la Lega Nord ha deciso di mettere in mobilità gli ultimi 24 dipendenti della storica sede di Via Bellerio a Milano. Solo tre anni fa gli esuberi furono già pesanti: 71 persone lasciate a casa, a cui si aggiungono quelle di oggi, azzerando di fatto i dipendenti del partito. La crisi in cui versa la Lega è derivata dal cambio di finanziamento imposto ai partiti, dopo il quale il Carroccio ha dovuto fare i conti con pesanti perdite economiche. I ricavi sono passati infatti dai 3,5 milioni del 2015 ai 2,2 del 2016, mantenendo i costi a 3 milioni annui.
“Stiamo vivendo una grave crisi economica dovuta agli elevati costi di gestione che non sono supportati da adeguati ricavi”. Queste le parole del tesoriere della Lega Giulio Centemero.
Non è stata però solo la chiusura del rubinetto dei finanziamenti pubblici a creare il dissesto economico del Carroccio. La cattiva gestione del patrimonio nell’ultimo periodo della gestione Bossi ha pesato e sta pesando ancora molto, con il tesoriere Belsito che è sotto processo a Genova proprio in questi giorni.
Il tradimento è la sensazione più diffusa tra gli ex dipendenti, che non hanno ottenuto neanche una parola da parte di Matteo Salvini. “Se Salvini ci considera amici, come ha detto, allora dovrebbe salvarci, se dice di combattere per tutti i lavoratori allora dovrebbe difendere i suoi militanti con le unghie e con i denti invece di mandarci a casa”. Così afferma un rappresentante Uil e dipendente della Lega. C’è chi parla di contratti di solidarietà per gestire la situazione senza dover affrontare questi drastici tagli, chi sostiene che i soldi nelle casse del partito ci siano, ma che manchi la volontà di uscire dal guado senza licenziamenti.
Sicuramente è una questione spinosa per Salvini, che per il momento non rilascia alcuna dichiarazione. Per il segretario che ha posto al centro dei suoi comizi e della sua campagna elettorale proprio il lavoro e la tutela dei lavoratori, il licenziamento definitivo dei suoi dipendenti rischia di creare un grave danno d’immagine.