Non bastavano le feste, le cene e le auto pagate con i soldi del partito. Ad alimentare gli scandali che stanno travolgendo Pdl e dintorni, si è aggiunto anche il triste episodio che ha visto protagonista Antonio Piazza, presidente dimissionario e membro del direttivo provinciale del Popolo delle Libertà di Lecco, che a fine agosto aveva bucato le ruote all’utilitaria di un disabile “colpevole” di aver fatto rispettare i suoi diritti. Piazza ora chiede scusa e si dimette.
Espulso dal partito. In una nota firmata dal coordinatore provinciale, Mauro Piazza, il Pdl ha annunciato che «dopo una valutazione consensuale di opportunità, Antonio Piazza ha rassegnato le dimissioni dal direttivo provinciale». Dimissioni indotte, insomma, che piazza spiega così:«Sono dimissioni giustissime. Ora devo fare penitenza. Poi con il tempo, se c’è la passione e la possibilità di ripartire. C’è gente che ha fatto cose peggio di me ed è ancora lì. Io non sono così. Ognuno nelle proprie scelte è responsabile, io per quello che ho fatto ritengo che sia giusto dimettermi dalle cariche pubbliche che ho ricoperto. Gli sbagli fanno crescere». Scuse parziali, insomma, in un periodo non facile per chi ci governa, dove ogni difesa del ruolo della politica rischia di apparire vana e inconsistente.
L’episodio. Una vera e propria vendetta quella che si è consumata quel giorno di fine agosto – il periodo in cui risalgono i fatti – nei confronti del sessantenne disabile, che si era visto occupare il suo posto auto dal politico del Pdl. Il disabile, a quel punto, seccato, chiamò i vigili affinché multassero l’automobilista indisciplinato. Piazza, per vendicarsi, quando gli agenti se ne andarono, bucò le gomme della vettura del portatore di disabilità, ma venne ripreso dalle telecamere.
La questione è stata affidata al coordinatore del Pdl in Lombardia: «È una vicenda triste che ci ha colto di sorpresa – ha dichiarato il senatore Mario Mantovani – abbiamo chiesto a Piazza le dimissioni dall’Aler e dal partito e segnaleremo il caso ai probiviri. È finito il tempo dove tutto era consentito. Si ricomincia anche da queste cose: si tratta di un gesto inconsulto da condannare sul piano umano, morale e politico».
Claudia Nardi
