I principali giornali del mondo hanno dedicato oggi le prima pagine alla tragedia avvenuta a largo del Canale di Sicilia, seppur non dando la stessa rilevanza dedicata dai quotidiani italiani.
La parola Europa ricorre nei titoli e nelle analisi delle diverse testate, che sottolineano come i morti pesino sulla coscienza di un continente che non è riuscito ancora a dare una risposta adeguata all’emergenza migranti e che, nuovamente, si ritrova a conteggiare i morti per mare, raggiungendo un ulteriore primato, che non spetta più alla strage del 3 ottobre 2013.
Apre con “L’Europa impotente di fronte alla tragedia” la prima pagina del francese Le Figaro, che più di tutti mette in evidenza la debolezza europea. Titola invece “Orrore in Europa di fronte al peggior naufragio nel Mediterraneo” il quotidiano spagnolo El Pais, per dare percezione di come la dimensione del dramma abbracci tutto il vecchio continente. Un dramma così grande che l’inglese Independent definisce la giornata di ieri “Il giorno più nero per l’Europa”.
Le Monde, al contrario, sposta il focus sull’origine del problema, titolando: “In Libia l’inferno dei migranti”. Dalle coste libiche era partito il barcone pieno di persone, andati incontro alla morte per mare nel tentativo di scappare da una probabile morte nei loro paesi in guerra.
Ma non tutta la stampa europea sembra partecipe al dramma che, quotidianamente, si svolge sulle acque del Canale di Sicilia. C’è chi sottovaluta quanto accade, chi addirittura l’ignora. E chi, inoltre, mostra indifferenza, come riferisce Dagospia, in un lungo report. In un editoriale sul “Sun”, quotidiano del gruppo Murdoch con oltre due milioni di copie vendute e cinque milioni e mezzo di lettori la popolare presentatrice Katie Hopkins parla di “puntare cannoni contro le barche di immigrati”. “No, non me ne importa niente. Mostratemi le foto delle bare, i corpi che galleggiano in mare, suonate i violini e fate vedere gente denutrita con la faccia triste. Ancora non me ne importerebbe niente.”
Persino il Guardian, il quotidiano inglese con molti lettorii “di sinistra”, sostiene che “nonostante il numero costante di morti in mare, la tragedia del Mediterraneo fatica a diventare un tema importante per un pubblico europeo che ha scarsa empatia. Gli articoli sull’immigrazione che pubblichiamo sul sito del ‘Guardian’ attraggono sempre un numero molto basso di lettori”
Anche se Triton non è una vera e propria un’operazione di soccorso, come ha spiegato più volte il direttore esecutivo di Frontex Gil Arias Fernandez, il governo inglese non vi prenderà parte: “Pensiamo che queste operazioni di soccorso creino un fattore di attrazione involontaria, spingendo più migranti a tentare la pericolosa attraversata via mare e causando quindi più morti tragiche e inutili”, ha affermato il sottosegretario agli Esteri del governo Cameron, Joyce Anelay. La posizione britannica si è già attirata le critiche di alcuni attivisti. L’amministratore delegato del Consiglio per i rifugiati, ong britannica, Maurice Wren sostiene infatti che “il governo britannico sembra ignaro del fatto che il mondo è in preda alla più grande crisi di rifugiati dalla fine della seconda Guerra mondiale”
Silvia Renda