HomeCronaca Le parole rivoluzionarie del Papa “No all’ingerenza spirituale nella vita delle persone”

Le parole rivoluzionarie del Papa “No all’ingerenza spirituale nella vita delle persone”

di marco.potenziani20 Settembre 2013
20 Settembre 2013

E’ la prima intervista di Papa Francesco quella concessa a padre Antonio Spadaro, di Civiltà cattolica, quindicinale dei gesuiti (l’ordine del quale fa parte anche Bergoglio). Ecco un’analisi dei passaggi più significativi. La Misericordia è il principio guida che il pontefice predica anche per «accompagnare» omosessuali e divorziati che si sono risposati, perché, ha spiegato il pontefice «bisogna sempre considerare la persona». 

«Sono un peccatore cui Dio ha guardato». L’intervista è insieme una confessione a cuore aperto nel quale il Papa si definisce «un peccatore al quale il Signore ha guardato». E nel quale racconta di aver sentito pace e consolazione interiore prima dell’elezione, ma anche un buio totale, un’oscurità profonda. Il pezzo rilegge la sua storia di gesuita, anche riguardo ad alcuni momenti  difficili: «Il mio modo autoritario e rapido di prendere decisioni mi ha portato ad avere seri problemi e a essere accusato di essere ultraconservatore. Ma non sono mai stato di destra».
«Le unioni gay e l’aborto non devono ossessionarci». «Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi». Ecco dunque la Chiesa che predica il Vangelo anche ai gay e cerca di vederli come li vedrebbe Cristo: «Dio, quando guarda a una persona omosessuale, ne approva l’esistenza con affetto o la respinge condannandola?». È la stessa risposta – più approfondita – che il Papa aveva dato ai giornalisti sull’aereo tornando da Rio de Janeiro il 29 luglio: «Chi sono io per giudicare un gay?». Ma ieri ha aggiunto: Dio ci ha «resi liberi», la Chiesa ha la sua pedagogia sull’uso della sessualità ma non ha il diritto di compiere alcuna «ingerenza spirituale» nella vita delle persone. E l’invito alla misericordia è esteso anche alle donne che dopo aver scelto la strada dell’aborto si sono «sinceramente pentite». Il confessionale, ha ricordato Francesco, «non è una sala di tortura, ma il luogo della misericordia nel quale il Signore ci stimola a fare meglio che possiamo. Ecco cosa fa il confessore».

La fine dell’ingerenza spirituale. Nell’insieme dell’intervista Francesco elenca tutti gli input avversi alla sua veduta evangelica, tesa a soccorrere l’uomo ferito e ad accompagnarlo con misericordia: il martellamento dei precetti nella vita pubblica, la tendenza degli uffici di Curia a trasformarsi in «organismi di censura», il lamento «su come va il mondo barbaro», l’ostinazione a «recuperare il passato perduto». Dopo l’elenco, ecco le parole severe con cui il Papa delle periferie enuncia la sua diagnosi: seguendo una tale «visione statica e involutiva» la fede «diventa un’ideologia tra le altre». Quello che il Papa argentino si ripromette di fare è più di un aggiustamento dei precetti, è di «trovare un nuovo equilibrio» tra la predicazione del Vangelo e l’annuncio delle dottrine: non è possibile «rinchiudere la Chiesa in piccoli precetti». Per parlare davvero all’umanità di oggi, ai tanti feriti della vita, è necessario «un annuncio di tipo missionario, che si concentra sul necessario, sull’essenziale», e cioè sulla «proposta evangelica» che deve essere «più semplice, profonda, irradiante».

Marco Potenziani

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