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Convegno alla Lumsa: le imprese sociali come motore di sviluppo

di Samantha De Martin17 Aprile 2015
17 Aprile 2015

foto imprenditoria

In un contesto considerato “di frontiera” sotto il profilo giuridico, antropologico, c’è una scarsa preparazione tra chi fa informazione e coloro che si occupano dei temi legati all’economia. Pur esistendo realtà molto creative, è sempre maggiore la paura, da parte delle imprese, di stringersi in una rete e fare sistema. L’economia sociale è una risposta importante alla crisi attuale e alle istanze della società civile e, come confermato da ripetute ricerche e rilevazioni statistiche, assume un ruolo sempre crescente nel contesto italiano. L’imprenditorialità sociale rappresenta il motore di sviluppo e di crescita economico-sociale del territorio; in particolare, le imprese sociali rappresentano un modello di impresa sostenibile anche nella prospettiva economica e sono in grado di creare occupazione e innovazione. È quanto emerso da un dibattito sul ruolo delle istituzioni nello sviluppo dell’imprenditorialità sociale, sui modelli innovativi, le sinergie tra attori di sistema e imprenditori, a livello nazionale e locale, organizzato dall’Università Lumsa e moderato da Gennaro Iasevoli, direttore del Dipartimento Scienze umane, Comunicazione, Formazione e Psicologia.

«Il Governo – ha ribadito Cinzia Alitto, portavoce del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, intervenuta all’incontro – ha alimentato il dibattito, anche se bisogna continuare a rafforzare il dialogo rispetto a queste tematiche. La Camera ha, infatti, già approvato una proposta concreta di chiarificazione del settore, un modo per sollecitare i soggetti dell’economia sociale e mobilitare sempre più risorse». Un provvedimento che, entro settembre, potrebbe essere varato dal Senato.

Stefano Casagrande, responsabile dell’Ufficio Formazione-lavoro e nuova imprenditorialità presso Unioncamere, ha ribadito i punti in comune tra imprese sociali e le camere di commercio: si tratta di istituti che condividono l’attenzione allo sviluppo del territorio e la capacità di fare rete.

Il riconoscimento dello stato giuridico dell’impresa e la considerazione della dimensione dell’impatto sociale come elemento qualificante dell’attività imprenditoriale legata al sociale, è una delle evoluzioni più interessanti della normativa attualmente in campo, come ha affermato Giovanna Melandri, intervenuta all’incontro.

L’importanza della riforma in atto è stata ribadita anche da Stefano Zamagni (Università Alma Mater Studiorum di Bologna). «Questa riforma – ha detto l’economista – rappresenta un tentativo di unire le due anime dell’imprenditorialità sociale: l’impresa di matrice anglosassone e quella della tradizione europea-continentale».

Nel corso della seconda sessione del dibattito moderato da Laura Michelini e Filippo Giordano, Tiziana Biolghini (Regione Lazio Area Impresa Sociale) e Alessandro Pastres (BNL Gruppo BNP Paribas) sono stati tra i relatori che hanno approfondito esperienze e modelli innovativi di imprenditorialità sociale.

Samantha De Martin

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