Marisa Marraffino, avvocatessa e esperta in reati informatici, ha spiegato a Lumsanews quando e come è possibile procedere al sequestro delle chat su Telegram. Dedicando particolare attenzione al reato del revenge porn.
Quanto possono e devono essere libere la conversazione sulle app di messaggistica?
“Le conversazioni sono libere finché non vengono utilizzate per commettere reati. Per alcuni tipi di reati sono possibili intercettazioni, anche telematiche, ad esempio mediante l’installazione dei cosiddetti trojan. In questi casi si tratta di mezzi di ricerca della prova utili – a certe condizioni – per raccogliere prove ai fini delle indagini di chi è già gravemente sospettato di determinati reati. Tutte le volte che le chat diventano un mezzo per commettere reati o per istigare qualcuno a commetterli i gruppi possono essere chiusi: tecnicamente si tratta di una misura cautelare, il sequestro preventivo, che impedisce l’agevolazione del reato. Altre volte le chat o le pagine social sono addirittura il corpo del reato e per questo possono essere allegate da subito alla denuncia o alla querela. Ogni libertà, come quella di corrispondenza, è bilanciabile con altri diritti di pari rango, come la sicurezza pubblica, per questo sono possibili limitazioni, sempre a certe condizioni”.
I messaggi scambiati su gruppi da 200 mila utenti sono conversazioni private, e quindi rientranti nella sfera d’azione dell’articolo 15 della Costituzione?
“I messaggi scambiati in chat sono corrispondenze private, ma possono essere sequestrate o diffuse alle autorità competenti per esigenze di sicurezza e giustizia. Così come possono essere bloccate se diventano un mezzo per commettere nuovi reati e istigare a delinquere, oppure prodotte in giudizio se servono alle indagini. In alcuni casi specifici, come per contrastare reati di pedopornografia on line o spaccio, è possibile anche inserire nelle chat agenti sotto copertura. Lo scorso mese di luglio il Parlamento Europeo ha approvato una deroga alla direttiva e-Privacy che potrebbe prevedere la possibilità di consentire ai provider, ai social network e anche alle varie piattaforme di messaggistica di controllare i messaggi in entrata per contrastare la pedopornografia on line. Si tratta del cosiddetto regolamento chat control, che ha portato Apple quest’estate a dichiarare che potrebbe scansionare le fotografie dei propri utenti Usa per contrastare la pedopornografia on line. Occorre fare attenzione al controllo massivo della corrispondenza, ma a certe condizioni può essere utile e addirittura doveroso. L’intelligenza artificiale avrà sempre nuovi sviluppi anche sul fronte delle indagini penali”.
Cos’è il Revenge Porn e cosa si intende per reato di “Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti”?
“Il reato è stato introdotto nel codice penale nel 2019 e oggi punisce chiunque divulghi, senza il consenso della persona ritratta, video o immagini a contenuto sessualmente esplicito. La norma colpisce anche i deepfake o i selfie che la vittima non vuole vengano diffusi a terzi. E’ un reato trasversale, mi sono capitati casi di vittime minorenni così come di donne più mature. Spesso la fragilità dei sentimenti o la sottovalutazione del rischio porta ad accettare di farsi fotografare o riprendere in atteggiamenti intimi. Poi si vive con la paura che quelle immagini possano essere diffuse. Ho casi di donne in studio che stanno per sposarsi e temono che sconosciuti incontrati online molto tempo prima possano divulgare vecchi video di cui sono in possesso. Oggi si può e si deve agire contro questo tipo di reato, e non si deve avere paura o vergogna di sporgere querela. Soltanto così si potrà chiedere la rimozione dei contenuti. Tra le più giovani mi è capitato spesso di vedere delle situazioni di sottomissione emotiva, in cui la vittima non riusciva a denunciare l’autore del reato perché si sentiva ancora legata a lui, nonostante i continui ricatti ai quali era sottoposta. L’aspetto più subdolo di questo tipo di reato è spesso proprio la leva emotiva degli autori sulla fragilità psicologica della vittima, che può finire anche per farsi del male da sola. Noi avvocati lavoriamo quasi sempre con psicologi e psichiatri che ci aiutano a parlare con le vittime e a sostenerle in tutte le fasi del processo.
Può il diritto d’autore convivere con la divulgazione di quotidiani su Telegram?
“Anche in questi casi è possibile sequestrare i siti e i gruppi Telegram che violano la legge sul diritto d’autore. Il principio è lo stesso: serve a contrastare illeciti penali che vengono commessi attraverso internet.”
Perché oscurare le chat Telegram non è una limitazione della libertà della persona?
“Si può chiedere e ottenere il sequestro prevenivo di una chat quando c’è il rischio che possa aggravare le conseguenze di un reato o agevolare la commissione di ulteriori reati. In genere si chiede con una denuncia o una querela, allegando tutti gli elementi utili che possono aiutare le indagini e far ritenere concretamente ipotizzabile quel reato. È disposto dal giudice competente su richiesta del pubblico ministero, con le garanzie stabilite tra l’altro proprio dal secondo comma dell’articolo 15 della Costituzione che espressamente prevede la possibilità di limitare la libertà e la segretezza della corrispondenza.”
Ha mai affrontato casi riguardanti chat no vax?
“Non personalmente, ma diversi minorenni che assisto per altre ragioni ci hanno riferito della presenza di gruppi no vax, a volte anche con contenuti violenti. Credo che in questa pandemia i più giovani stiano dando il buon esempio. Più volte ci hanno chiesto come segnalare i gruppi più pericolosi”.
Pensa sia necessario agire su Telegram e app di messaggistica simili, per tutelare interesse pubblico, sicurezza nazionale e buon costume?
“Certamente. Molti reati sono stati scongiurati proprio grazie all’ottima attività di contrasto effettuata on-line. Ho affrontato molti casi di hate-speech ma anche di istigazione o propaganda all’odio razziale commessi attraverso gruppi di messaggistica. Le denunce tempestive consentono non soltanto di bloccare la prosecuzione dei reati ma anche di fare in modo che non sfocino in violenze ancora più gravi. Credo poi molto nello sviluppo delle nuove tecnologie, anche di monitoraggio, per il contrasto della pedopornografia. Sto lavorando a un progetto proprio su questo e mi auguro che il legislatore sia sempre più lungimirante e preparato su questi temi.”
I gruppi Telegram sono una forma privata di manifestazione di pensiero o una “forma di e-democracy”?
“Tutte le chat lo sono, alcune prevedono sistemi di sicurezza maggiori, quasi tutte metodi di cifratura per rafforzarne la sicurezza. Questo non vuol dire che le chat siano impenetrabili, dipende dall’uso che se ne fa. Le chat che si autodistruggono dopo pochi secondi, ad esempio, danno la sensazione di poter scrivere quello che si vuole, ma non è così. Se ne faccio uno screenshot posso produrlo in giudizio, se serve. Così come se scambio materiale pedopornografico tramite quella chat potrei essere intercettato lo stesso. Le attività di contrasto ai principali reati informatici sono diventate sempre più sofisticate, ma questo non deve essere interpretato come una limitazione della nostra libertà. Anzi, serve a proteggere la sicurezza di tutti”.