Cala l’occupazione in Italia nel terzo trimestre, con 52mila unità in meno a quello precedente; gli effetti di trascinamento consentono comunque di registrare ancora una crescita a livello tendenziale (variazione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), seppur rallentata rispetto al recente passato. È quanto emerge dalla “Nota trimestrale sulle tendenze dell’occupazione”, la nota congiunta del ministero del Lavoro, Istat, Inps, Inail e Anpal. Calano anche i disoccupati, 14.000 in meno. Ma a questa flessione corrisponde un aumento sul numero di inattivi, coloro che non lavorano e non sono in cerca di occupazione.
A livello congiunturale (rispetto quindi alla rilevazione del trimestre precedente), le posizioni a tempo indeterminato continuano a crescere in virtù delle trasformazioni (+114 mila), mentre le posizioni a termine si riducono per la prima volta dopo una crescita ininterrotta dal secondo trimestre 2016. In totale, dunque, risulta un saldo pari a +373 mila posizioni lavorative nel terzo trimestre 2018 rispetto al terzo del 2017. Nel terzo trimestre le attivazioni sono state 2 milioni 462 mila e le cessazioni 2 milioni 446 mila, determinando un saldo positivo di appena 15 mila posizioni di lavoro dipendente.
La crescita riguarda soprattutto i servizi di mercato (+15 mila posizioni) e l’industria in senso stretto (+7 mila) mentre si riduce l’agricoltura (-11 mila posizioni). Andamenti analoghi si riscontrano nelle posizioni lavorative dei dipendenti del settore privato extra-agricolo, dove la variazione congiunturale di +0,4% (+54 mila posizioni) è dovuta ad un modesto aumento nei servizi (+0,5%, +42 mila posizioni) e da un ancor più modesto incremento nell’industria in senso stretto (+0,3%, +12 mila); nelle costruzioni le posizioni lavorative rimangono stazionarie rispetto al trimestre precedente.