L’accelerazione impressa all’integrazione europea dalla caduta del Muro di Berlino ha modificato gli equilibri instauratisi tra i Paesi del vecchio continente nei decenni precedenti, innescando un processo che ha condotto all’attuale impianto dell’Unione europea. Abbiamo ascoltato, a tal proposito, il parere di Giampaolo Malgeri, docente di Storia dell’integrazione europea all’Università Lumsa.
La caduta del Muro di Berlino che tipo di svolta ha impresso al processo di integrazione europea?
«L’unificazione tedesca ha svolto un ruolo acceleratore in primo luogo per la preoccupazione che generava nelle cancellerie europee la nascita di uno Stato forte, che vedeva la propria popolazione accresciuta di un terzo, per di più proprio nel momento in cui stava avvenendo il disfacimento dell’Unione Sovietica. Si apriva alla Germania a Est uno spazio economico immenso su cui poter esercitare una certa influenza che poteva diventare anche politica. Il rischio che volevano evitare i Paesi europei era quello di rimettere in discussione gli equilibri che a livello continentale si erano affermati dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. C’era il forte timore del ritorno della Germania all’unilateralismo squilibrando il quadro politico-diplomatico che si era affermato fino a quel momento».
L’idea di ampliare il progetto comunitario era figlia quindi anche dalla volontà di “imbrigliare” in un organismo sovranazionale più forte la rinascente potenza tedesca?
«Sicuramente la nascita dell’unione monetaria è stata pensata come uno strumento per contenere e controllare la Germania. La stessa classe dirigente tedesca, guidata da Helmut Kohl, memore della disastrosa esperienza del periodo guglielmino e di quella ancora più tragica del terzo Reich, ebbe il merito e la grandezza di capire che l’unilateralismo sarebbe stato un pericolo in primis per la Germania e accettò che la riunificazione avvenisse in un quadro di consenso internazionale. Seguendo questa visione i tedeschi aderirono all’unione monetaria, dopo averla rifiutata prima del crollo del Muro, anche a causa delle pressioni degli ambienti finanziari che non volevano rinunciare alla forza del marco».
Le regole di gestione dell’euro, improntate sul rigorismo tipicamente tedesco, sono quindi il frutto di questo compromesso raggiunto…
«Certamente, in cambio della rinuncia al marco i tedeschi pretesero che la moneta unica non nascesse come una moneta “allegra” e facilmente svalutabile».
Questo rigorismo gestionale ha però mostrato delle crepe dopo la crisi economica del 2008, mettendo a rischio la tenuta stessa dell’Unione.
«Si, però bisogna tenere conto sempre del contesto. Il mondo in cui erano stati concepiti certi parametri è profondamente cambiato e alcuni paletti che erano stati fissati all’epoca andrebbero rivisti. La gestione economica e monetaria è il principale nodo che ostacola l’approfondimento di una maggiore integrazione politica europea e in assenza di una governance politica comune non si possono cambiare le regole, seppure superate».