LATINA – “Intermediazione illecita” e “sfruttamento del lavoro pluriaggravato”. Sono le accuse formulate dal gip del tribunale di Latina, su richiesta della procura, nei confronti delle due persone coinvolte nell’indagine sul caso Satnam Singh, il bracciante morto a Latina il 17 giugno dello scorso anno.
Il 30enne indiano era stato abbandonato agonizzante dal suo datore di lavoro dopo aver perso un braccio usando un macchinario. Il titolare, anziché portarlo in ospedale o chiamare i soccorsi, lo aveva fatto salire sul suo furgone, per poi lasciarlo davanti casa, in un lago di sangue, con la compagna Soni. Due giorni dopo il ricovero, Singh è morto in ospedale a Roma.
La misura di custodia cautelare in carcere è scattata sia per il legale rappresentante dell’azienda per cui lavorava Satnan Singh, che per Renzo Lovato, amministratore di fatto della ditta individuale e padre di Antonello, l’uomo che lo scorso giugno abbandonò davanti casa senza un braccio il bracciante indiano e ora accusato di omicidio doloso. Renzo e suo padre sono ritenuti, in concorso tra loro, presunti responsabili dei reati di “intermediazione illecita” e “sfruttamento del lavoro pluriaggravato”. Si sarebbero serviti di sette braccianti agricoli senza permesso di soggiorno – tra cui Satnam – a condizioni di sfruttamento ed approfittando del loro stato di bisogno.