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L’assemblea di gruppo del Pd deciderà la sorte dell’Italicum

di Renato Paone15 Aprile 2015
15 Aprile 2015

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Nell’assemblea di gruppo del Pd di stasera si deciderà la sorte dell’Italicum, decisione che si rifletterà inevitabilmente sul futuro del partito, sempre più frammentato.
Area Riformista, la corrente di minoranza del Pd guidata da Roberto Speranza che nei giorni scorsi ha lanciato un appello per la modifica dell’Italicum, ha deciso: votare no «se il premier non apre», per poi procedere in ordine sparso in Aula. Perentorio il premier: «L’iter delle riforme costituzionali e dell’Italicum non è il Monopoli, non si può ricominciare e tornare a vicolo Corto. Ora si decide».
La minoranza Pd prevede comunque un minimo segnale di apertura sulla riforma del Senato, come si può dedurre dal messaggio, non troppo velato, rivolto al premier dal capogruppo Speranza: «Matteo, c’è un problema politico. Così voti la riforma elettorale con un pezzo del Pd contrario. Già senza il patto del Nazareno voti le riforme istituzionali con una maggioranza più stretta, così la restringi ancora di più visto che qualcuno dei nostri alla fine non voterà. Stiamo rischiando una grave spaccatura Ti conviene?». Uno dei più classici do ut des: via libera all’Italicum in cambio di un paio di modifiche sulla riforma al Senato. Il discorso del presidente del Consiglio ai trecento deputati del gruppo Pd, ha spiegato un renziano, «dovrebbe contenere delle aperture a modifiche sulla riforma costituzionale, non sulla composizione del Senato, ma sulle competenze e sul titolo V».
Renzi ha risposto alla minoranza tirando in ballo la fiducia, asso nella manica giocato per scongiurare trappole e imboscate, almeno così sostengono i suoi avversari. Mossa comprensibile: se il governo porrà la fiducia – correndo il rischio che venga a mancare il numero legale – tutti o quasi la voteranno. Lapidario Gianni Cuperlo: «Spero non mettano la fiducia, perché dopo un tale strappo la legislatura è finita». Inamovibile sul no alla fiducia l’ex segretario Pier Luigi Bersani: «Parlo al gruppo e se non ci sono novità, so già cosa dire», convinto che «il combinato disposto tra legge elettorale e Senato non è commestibile» e che il peso di una eventuale rottura ricadrà sulle spalle di Renzi .
«Se le posizioni della minoranza rimarranno inamovibili non c’è alternativa alla fiducia». Il commento del vicesegretario Pd, Debora Serracchiani, in un’intervista a La Repubblica sulla legge elettorale. «La resa dei conti non è l’intenzione di Renzi e della maggioranza del Pd. Considerare questo passaggio come una sfida non serve al Paese». L’Italicum è «il frutto del lungo lavoro fatto anche nel partito per accogliere i contributi della minoranza oltre che di altre forze politiche – ha proseguito il vicesegretario -, ma a volte si ha l’impressione che, recepite le richieste, si cerchi comunque la rottura», ma «adesso è arrivato il tempo delle decisioni».

Renato Paone

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