ENNA – Potrebbe non essere suicidio. Si riapre il caso di Larimar Annaloro, giovane studentessa trovata impiccata a Piazza Armerina. I risultati dell’autopsia aprirebbero una nuova pista, quella dell’omicidio (o del femminicidio). Sul corpo della vittima sono stati trovati dei segni causati da delle corde in parti ritenute “anomale” per un suicidio, inoltre, l’osso cervicale non era spezzato. La ragazza pur non avendo le mani legate non avrebbe provato a slegare le altre parti del corpo.
La madre non ha mai creduto al fatto che la figlia si sia tolta la vita da sola, tre giorni dopo dal ritrovamento ha dichiarato: “L’ho trovata impiccata. Era in ginocchio tutta legata, ma una bambina come fa a legarsi fino ai piedi?”.
La procura dei minori di Caltanissetta continua a indagare sulla scia dell’istigazione al suicidio, che sarebbe avvenuto in seguito alla condivisione non consensuale di materiale intimo della giovane donna. A otto compagni di scuola della vittima sono stati sequestrati i cellulari.
In giorni in cui si discute tanto di machismo e violenza maschile nei confronti delle donne occorre ribadire il concetto sottolineato da Martina Semenzato, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio: “Io ritengo che il patriarcato esista. Io parlo sempre di stereotipi vecchi che si aggiungono a stereotipi nuovi: pensiamo solo al reato di revenge porn che oggi è una forma di patriarcato attualizzato”.
Il caso di Larimar è ancora aperto ma una cosa è certa, prima di essere stata uccisa da chissà chi, è stata vittima del patriarcato.