È diventato un caso politico l’ingresso dell’Arabia Saudita nel consiglio di amministrazione del Teatro Alla Scala di Milano, uno dei simboli della lirica e dell’Italia nel mondo. Sul tavolo ci sono 15 milioni di euro, messi a disposizione in cinque anni dal governo saudita, e che il sovrintendente alla struttura, Alexander Pereira, definisce “un’occasione unica”.
Per ora, però, quella “araba” è una possibilità che divide, e che lascia più di qualche perplessità nell’ambito della politica. “Vedremo La Traviata con il velo?”, è stato il commento ironico di Fratelli d’Italia. Più di tutti, però, fa discutere l’idea di una partership con un paese, l’Arabia Saudita, il cui principe, Moḥammad bin Salmān, riporta in voga il dibattito sui diritti umani negati.
Anche per questo ieri Pereira si è visto con il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, per fare il punto della situazione. All’uscita dal colloquio, il primo cittadino lombardo ha sintetizzato il tutto con un “vediamo”. E poi ha aggiunto: “Il punto è cosa viene chiesto in cambio, trovare un senso all’iniziativa: su questo rifletteremo, Pereira ad esempio sostiene che si potrebbero introdurre molti bambini arabi alla musica classica”. “In ogni caso – ha specificato – è chiaro che, rispetto ai fondi, certamente è giusto ricercarli anche fuori dall’Italia”.
Appunto, i fondi. Stando a quanto riferisce l’Ansa, sempre ieri i sindacati del teatro si sono dichiarati “tutt’altro che contrari” alla proposta, soprattutto tenendo conto proprio dei 15 milioni di euro che entrerebbero nelle casse del teatro – che comunque è uno dei pochi in Italia a non essere in perdita, ma che comunque rappresenterebbero ossigeno per le sue casse, riferisce il Corriere della Sera. In ogni caso, il 18 marzo se ne discuterà in consiglio di amministrazione, e si prenderà una decisione definitiva. Prima di allora, ha assicurato Sala, “non si muove nulla”.