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L’Aquila, l’inchiesta “Dirty job” rivela i contatti fra Casalesi e imprenditori edili. Lo stupore del sindaco

di Elisa Mariella26 Giugno 2014
26 Giugno 2014

l'aquilaMafia e maestranze, di questo si parla nell’inchiesta “Dirty job” (letteralmente lavoro sporco) partita all’Aquila qualche mese fa e che oggi ha portato all’arresto di sette imprenditori edili. Gli arrestati (tre in carcere e quattro ai domiciliari) operavano nell’ambito della ricostruzione privata legata al capoluogo abruzzese dopo il sisma che l’ha colpita il 6 aprile del 2009. La Guardia di finanza li ha accusati di attività di contiguità al clan dei Casalesi: gli imprenditori infatti, si rivolgevano alla camorra per procurarsi maestranze a prezzo ridotto.

Le forze dell’ordine stanno effettuando ulteriori controlli, fra cui perquisizioni in oltre 30 cantieri considerati parte del meccanismo illegale. Le accuse per i sette a vario titolo sono estorsione aggravata dal metodo mafioso, da intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. L’inchiesta, però potrebbe allargarsi: proprio questa mattina sono stati sentiti dalla Guardia di finanza alcuni lavoratori campani che pare siano stati costretti a consegnare in contanti a Di Tella (gruppo imprenditoriale vicino ai Casalesi) il 50% del loro stipendio mensile.

Il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, ha affermato che da mesi aveva segnalato le commesse vendute, senza però essere stato ascoltato: «Ho denunciato di nuovo i sospetti sulla ricostruzione aquilana ma l’opposizione in Comune ha parlato di offesa ai cittadini e come al solito non ha capito niente». Giovanni Lolli, Vicepresidente della Regione Abruzzo ha poi sottolineato la gravità degli episodi emersi: «A nome mio e dell’intera Giunta regionale esprimo la massima gratitudine e il massimo sostegno all’azione delle forze dell’ordine e della magistratura che in questi cinque anni stanno svolgendo un ruolo preziosissimo, vigilando e intervenendo nei casi di illegalità anche a tutela dei tantissimi cittadini, lavoratori e operatori onesti impegnati nella ricostruzione». Un’occasione, questa, che permetterà alla Regione di intervenire concretamente su questa materia, rendendo le procedure snelle e operative ma nello stesso tempo aumentando i controlli e la trasparenza.

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