ROMA – Salvare l’arte cinematografica dal mezzo televisivo moderno. È l’appello lanciato dalla regista Liliana Cavani dall’ex aula magna del Centro Sperimentale di Cinematografia dove è stato presentato il festival “Custodi di sogni – I Tesori della Cineteca Nazionale”.
La madrina del nuovo evento culturale ha sfruttato il palco per esporre quello che lei definisce “un pericolo” per il concetto tradizionale di cinema. Lo scopo del neo festival, che si svolgerà a Roma dal 31 marzo al 6 aprile, è quello di offrire al pubblico preziosi beni culturali cinematografici. Per la regista 92enne però “è inutile continuare a creare professionalità se poi il cinema va a finire in tv”. Cavani nel suo intervento fa riferimento a una tradizionale idea di cinema che non si sposa con l’evoluzione moderna nel mezzo televisivo. Per la regista, la sala cinematografica rappresenta una platea che non può e non deve essere sostituita dai salotti della televisione. Cavani parla di un dialogo, una convivialità nei cinema che non può essere replicata altrove.
“Un vero regista non fa la serie”, incalza la madrina del festival, “la vera cultura la fa il cinema e la serie è una cosa contro il cinema”. Per Cavani con la tv non si può parlare di cultura, ma di serialità del guadagno “che viene fatta solo per avere più spettatori”.
Il suo discorso fa eco alla problematica più ampia della chiusura di sempre più sale cinematografiche. Un’emergenza che entra anche nel dibattito politico. In particolare a parlarne in una nota sono oggi, 13 marzo, i componenti del Pd della commissione cultura dalla Camera. “Il governo è direttamente responsabile del tracollo dell’industria cinematografica e audiovisiva italiana”, si legge. A differenza della regista Cavani però la nota del Pd ricerca la problematiche dell’emergenza nella mancanza di investimenti in produzioni italiane che “sono ferme, come certificato persino dal sito del Ministero della Cultura”.