L’Aifa (l’agenzia italiana del Farmaco) lancia l’allarme: i farmaci antivirali, oppioidi e sedativi, usati per trattare i pazienti da Coronavirus – in particolare quelli ricoverati in terapia intensiva – scarseggiano ed è sempre più difficile trovarli. La vera emergenza si registra quindi negli ospedali, dove mancano anche antibiotici e anestetici, come spiega all’ANSA la presidente della Società italiana farmacia ospedaliera (Sifo), Simona Creazzola. Mancano anche i dpi, i dispositivi di protezione individuale: mascherine con filtro e chirurgiche, visiere ed occhiali. Le carenza più gravi e preoccupanti si registrano, chiaramente, nelle Regioni più colpite dall’emergenza, come Lombardia e Veneto, ma la situazione inizia a preoccupare anche quelle a sud. In collegamento con SkyTg24, il direttore sanitario dell’ospedale Spallanzani di Roma Francesco Vaia, ha assicurato di aver parlato con alcuni amministratori delegati delle più grandi case farmaceutiche per chiedere di venire incontro alle esigenze dei pazienti, perché “abbiamo bisogno che soprattutto i farmaci sperimentali vengano approvvigionati”.
Nel frattempo però è scattata nel mondo la corsa al vaccino. Il Servizio federale russo per la salute e i diritti dei consumatori (Rospotrebnadzor), secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Interfax, sarebbe pronto a dare inizio ai test di un vaccino contro il Covid-19. A partire dall’estate saranno invece effettuati i primi test sugli esseri umani da parte dell’azienda di bio-tecnologia tedesca CureVac. Il ministro per gli Affari Regionali e l’Autonomia Francesco Boccia, ha però sottolineato come “il contagio possiamo fermarlo solo fermandoci, consentendo alla scienza di trovare un vaccino che arriverà, ma arriverà quando sarà tardi per la pandemia”.
Dopo le polemiche sull’invio di 500mila tamponi dall’Italia agli Stati Uniti, sollevate ieri dopo la pubblicazione di un articolo sul quotidiano La Repubblica, è arrivata la conferma da parte del portavoce del Pentagono, Jonathan Hoffman, della vendita da parte dell’azienda bresciana Copan Diagnostic di un carico di mezzo milione di tamponi agli Usa. L’azienda si difende: “Non c’è stata nessuna operazione in sordina, la merce è stata regolarmente sdoganata e ceduta a prezzo di mercato, Copan non ha venduto ad alcun governo”.