Benedetto XVI si è dimesso per le difficoltà, dell’uomo, a proseguire, nella malattia e nella debolezza fisica, il pontificato. Ieri però, nel suo discorso, ha parlato anche dello stato di salute della Chiesa. Il lungo silenzio – trasformatosi poi in un applauso scrosciante durato diversi minuti – seguito alle parole pronunciate in serata da Ratzinger, di fronte a centinaia di fedeli che lo hanno accolto con calore, sembrano completare il discorso avviato lunedì scorso, con l’annuncio dirompente delle sue dimissioni.
Le divisioni che deturpano la Chiesa – La malattia e l’affaticamento fisico di un pontefice che non riesce a proseguire nel suo mandato, ma anche la malattia della Chiesa, specchio delle difficoltà incontrate in questi anni di pontificato. «Bisogna riflettere – ha scandito Benedetto XVI – su come il volto della Chiesa venga a volte deturpato da colpe contro l’unità della Chiesa e divisioni del corpo ecclesiale. Bisogna superare individualismi e rivalità». Difficile non leggere un richiamo forte agli avvenimenti recenti: lo scandalo ‘Vatileak’, con i complotti, gli intrighi e le lotte di potere all’ombra della Curia cardinalizia romana, non a caso ieri schierata al completo a San Pietro in prima fila di fronte al Papa, forse i veri destinatari delle sue parole. In molti si sono guardati attoniti. Perché «il vero discepolo – ha proseguito – non serve sé stesso o il pubblico, ma il suo signore. Anche ai nostri giorni, molti sono pronti a stracciarsi le vesti di fronte a scandali e ingiustizie, ma pochi sembrano disponibili ad agire sul proprio cuore, sulla propria coscienza e sulle proprie intenzioni». L’amarezza per le rivalità interne che portanola Chiesaa dividersi sono palpabili. E forse non è un caso che Benedetto XVI sia apparso più sereno e disteso rispetto al volto contratto, a tratti sofferente, mostrato lunedì scorso al momento dell’annuncio. Ratzinger ha completato ieri, nella sua ultima celebrazione liturgica a San Pietro (contrariamente alla tradizione di celebrare sull’Aventino) il suo discorso di commiato.
Applausi e cori di incoraggiamento – I fedeli lo hanno capito, e lo seguono. L’abbraccio della gente, che lo ha accolto con lo striscione «grazie santità», è stato palpabile. «Ho sentito quasi fisicamente in questi giorni, per me non facili, l’amore che mi portate – ha spiegato Ratzinger – continuate a pregare per me, perla Chiesae per il futuro Papa». Una celebrazione quindi, vissuta come «occasione propizia per ringraziare tutti, mentre mi accingo a concludere il ministero petrino». Già in mattinata, all’udienza svolta pressola Sala Nervi, aveva anticipato le sue parole: «Ho deciso di rinunciare. Ho fatto questa scelta per il bene della Chiesa», finendo sommerso da applausi e grida di incoraggiamento.
«Sono sempre vicino anche se nascosto al mondo» – L’agenda del Papa, intanto, è proseguita oggi con l’incontro, in tarda mattinata, con i parroci romani nell’Aula Paolo VI: «Sono molto grato per la vostra preghiera – ha spiegato Ratzinger -. Anche se mi ritiro adesso in preghiera, sono sempre vicino a tutti voi e sono sicuro che voi lo sarete, anche se per il mondo rimango nascosto». Intanto dalla sala stampa vaticana filtrano notizie sui prossimi appuntamenti: Sabato pomeriggio, infatti, nel Palazzo Apostolico salirà il presidente del Consiglio, Mario Monti. E una settimana più tardi (nella mattinata di sabato 23) sarà la volta del capo dello Stato, Giorgio Napolitano.
Carlo Di Foggia