L’arresto del sindaco di Riace Domenico Lucano, avvenuto questa mattina, ha riacceso le polemiche sulla gestione dell’immigrazione in Italia e riaperto l’annosa questione sui dati e sui costi dell’accoglienza. Un sistema molto complesso e variegato, che va dai salvataggi in mare fino agli aiuti nei centri di accoglienza e nelle cooperative. Il tutto ha ovviamente dei costi, anche molto elevati, supportati in larga parte dallo Stato, non senza l’ombra della criminalità e degli speculatori, che trovano nei migranti un vero e proprio business.
Secondo il ministero dell’Economia, in tutto il 2018 la gestione dei migranti costerà intorno ai 4,6 miliardi di euro che servono per i soccorsi in mare, l’accoglienza, le spese sanitarie, di istruzione e quindi di gestione dell’integrazione. Tra le voci di spesa, spesso a creare più polemiche è quella relativa agli ormai famosi 35 euro al giorno che il governo italiano paga per ogni migrante. Di questi 27,50 vanno per vitto e alloggio, 2,50 per le piccole spese quotidiane e 5 euro per le necessità di istruzione e apprendimento della lingua italiana e le visite mediche. A tal proposito alcune organizzazioni, come la Caritas, offrono gratuitamente questi servizi di integrazione, ricevendo quindi solo 30 euro giornalieri. In tutto ciò il supporto dell’Unione europea è molto risicato, con una copertura delle spese di soli 80 milioni di euro nel 2018, addirittura meno dei 91 milioni indicati nel 2017.
Per i soli migranti arrivati quest’anno – 21.112 secondo i dati aggiornati alla data odierna – lo Stato andrebbe così a spendere oltre 700mila euro al giorno, per una spesa complessiva di quasi 270 milioni di euro nell’arco di un anno. A questi vanno aggiunti ovviamente le migliaia di persone sbarcate negli scorsi anni, in numero nettamente superiore rispetto al 2018.
Ai costi pubblici si aggiunge chi accoglie i migranti nelle varie strutture, soprattutto i cosiddetti Cas (i Centri di accoglienza straordinaria). A fine 2017 se ne contavano 9.132, che gestivano quasi 150mila richiedenti asilo. Lo scorso anno proprio a questi centri lo Stato ha elargito circa 1,68 miliardi di euro. Quando si vanno a guardare questi dati economici – senza tener conto di chi gestisce bene o male questi soldi – si notano cifre enormi, soprattutto per le migliaia di piccoli centri disseminati su tutto il territorio. Solamente in Lombardia, infatti, sono stati erogati oltre 250milioni di euro – il triplo della media nazionale –seguita da Veneto, Campania e Lazio, che hanno ricevuto tra i 140 e i 160 milioni. Tra le tante associazioni a beneficiare dei fondi erogati, un’inchiesta de La Stampa cita un “vero e proprio colosso dell’accoglienza” come il gruppo Senis Hospses/MediHospes che, secondo i dati del Viminale, lo scorso anno ha gestito 15 centri incassando oltre 20 milioni per l’accoglienza di 2.067 migranti.
Molte strutture lavorano bene, gestite da onlus e organizzazioni serie; altre, invece, finiscono in mano alla criminalità o a cooperative – di qualsiasi colore politico – che lucrano sui migranti. Come riportato da La Stampa, infatti, solamente lo scorso anno varie ispezioni hanno portato alla chiusura di 36 centri di accoglienza e 900mila euro di penali, anche se il totale delle ispezioni ha toccato solamente il 40 per cento di queste strutture.
Secondo Simone Andreotti, presidente della onlus InMigrazione, intervistato sempre dal quotidiano torinese, il sistema dei 35 euro a persona dati a tutti i centri, grandi o piccoli che siano, finisce per creare realtà dove “girano troppi soldi, molti appetiti, poca integrazione ed enormi problemi di ordine pubblico”.
Un business, dunque, che accanto alla solidarietà e all’accoglienza seria e lungimirante nasconde anche molte ombre, quasi ad avvalorare la frase di Salvatore Buzzi a Massimo Carminati intercettata nell’inchiesta su Mafia Capitale: “Tu ch’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno”.