Il generale Khalifa Haftar vuole dare scacco matto a Tripoli. L’uomo forte della Cirenaica si è detto pronto a marciare sulla capitale libica, dopo la riunione di ieri tenuta a Bengasi con una trentina di leader e trasmessa in diretta dall’emittente televisiva Al Hadath. Per Haftar la liberazione della città con mezzi militari resta un’operazione “inevitabile”. Il generale, non riconosciuto dalla comunità internazionale ma appoggiato dal governo francese, si è rivolto poi ai capi delle milizie locali che al momento occupano la capitale. «Devono andare all’estero. Non abbiamo altro da fare che aiutarli prossimamente, attraverso ambasciate, affinché vivano lontano dai libici», ha dichiarato il militare durante l’incontro.
Dichiarazioni che potrebbero bloccare quanto stabilito nella conferenza di Parigi, il 29 maggio scorso, tra i principali attori della Libia. Il piano diplomatico voluto da Macron di indire entro il 10 dicembre elezioni libere potrebbe subire ritardi. «Rispettiamo l’accordo», ha dichiarato Haftar, ma si è detto pronto ad “abortire” il voto con l’intervento militare se non sarà trasparente.
Il governo francese fa sapere in una nota diffusa dal Ministero degli esteri francesi che «chi cercherà di ostacolare il processo politico, dovrà pagare le conseguenze dei propri atti». La situazione della capitale rende tutto più complicato. Il governo di Fayez Al Sarraj, l’unico riconosciuto dalla comunità internazionale, è sotto assedio dalle milizie locali. Haftar è pronto ad appoggiarne alcune, tra queste le fazioni presenti nella città di Misurata e Zentan. «Gli scontri degli ultimi giorni stanno cambiando la geografia della presenza delle milizie nella capitale», ha detto il generale. «Non lasceremo cadere Tripoli, lì il popolo libico dovrà vivere in sicurezza».
Per quanto riguarda la Costituzione, che dovrebbe essere ratificata entro il 10 settembre dal parlamento di Tobruk, Haftar ha mostrato alcune perplessità. Secondo il generale la Carta dovrebbe essere approvata dopo le elezioni «altrimenti il popolo libico rifiuterà il progetto».