HomeEconomia La Svizzera dice no ai maxi stipendi dei manager
Al referendum vince il sì, nuove regole per le aziende

La Svizzera dice no ai maxi stipendi dei manager
Al referendum vince il sì, nuove regole per le aziende

di Paolo Costanzi04 Marzo 2013
04 Marzo 2013

La Svizzera sarà il primo paese d’Europa ad adottare una norma che pone un tetto ai superstipendi dei manager.
Durante lo tsunami tour, in Italia, Grillo l’ha gridato a squarciagola alle folle acclamanti: «I manager hanno stipendi immorali. Devono guadagnare al massimo dodici volte il loro ultimo dipendente.

 

In Svizzera stanno per fare un referendum per mettere un tetto». Infatti è andata proprio così. Al referendum popolare più del 67% dei cittadini elvetici hanno votato sì trasformando un sentimento di frustrazione – e forse rabbia nei confronti di chi guadagna troppo – in un’azione concreta.
Il grillino svizzero. Il referendum costituzionale è stato promosso dal parlamentare conservatore Thomas Minder che si è guadagnato il soprannome di “Robin Hood dei piccoli azionisti”. Un grillino d’Oltralpe che aveva cominciato a raccogliere le firme necessarie alla consultazione in completa solitudine dopo che era scoppiato lo scandalo della Swissair. L’indignazione ha origini lontane: Mender ha denunciato l’uscita di dodici milioni di Franchi che il suo ex amministratore delegato prese nel 2001 quando la compagnia aerea fallì. Questo referendum potrebbe diventare quell’humus mentale dal quale potrebbero nascere nuove iniziative anti-disuguaglianze sociali in tutta Europa. Ed è paradossale che tale azione si sia verificata proprio in un Paese che ha le banche come “emblema nazionale”.
Una breccia nel sistema bancario svizzero. Mancano solo poche sezioni al risultato definitivo, ma i sì alla legge Minder superano già il 67%, con punte del 71,2% a Zurigo e del 70,3% in Canton Ticino, vale a dire due delle principali piazze finanziarie del paese. Il successo di Minder è ancora più grande di quanto si possa pensare. La proposta del parlamentare svizzero, anonimo fino a poco tempo fa, si è affermata nonostante la contrarietà di tutti i principali partiti elvetici, della Confindustria locale e, ovviamente, del sistema bancario stesso. Ma non solo. Se da una parte l’Unione europea plaude questa iniziativa – speranzosa affinché dia il “la” a molte altre – altri la vedono come fumo negli occhi. Come David Cameron che si fa portabandiera della più grande piazza finanziaria d’Europa, ossia la city londinese, che ha più volte espresso il suo “no” a un intervento statale che regoli i compensi dei manager.
Cambiata la Costituzione. La proposta di legge – essendo di natura costituzionale – doveva ottenere non solo la maggioranza dei voti complessivi, ma anche dei singoli cantoni. Problema risolto dato che in tutte le 24 regioni della Confederazione Elvetica, i “sì” sono la maggioranza. Dunque, il limite ai maxistipendi diventerà effettivamente operativo a partire dal gennaio2014. In particolare il testo garantisce più potere agli azionisti in modo tale che siano loro a porre un freno alle retribuzioni eccessive. Difatti, sono gli azionisti che dovranno votare l’importo degli stipendi da versare al consiglio d’amministrazione, alla direzione e all’organo consultivo. Inoltre, il testo stabilisce che «i membri dei vari organi non ricevono liquidazioni, altre indennità, retribuzioni anticipate, premi per acquisizioni e vendite di ditte e contratti supplementari di consulenza o di lavoro da parte di società del gruppo». Le infrazioni a queste disposizioni sono sanzionate con una pena detentiva fino a tre anni e con una pena pecuniaria fino a sei retribuzioni annuali.

Paolo Costanzi

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