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Sotto attacco i siti archeologici di Ebla e Palmyra

La Siria rischia di “perdere” la sua storia
Sotto attacco i siti archeologici di Ebla e Palmyra

di Domenico Cavazzino08 Aprile 2013
08 Aprile 2013

Un nuovo attacco in Siria ma stavolta le vittime sono due grandi patrimoni dell’umanità: Ebla e Palmyra. Questi due centri, famosi per il loro alto contenuto storico-archeologico e, prima dell’inizio del conflitto, poli turistici di fama mondiale, sono divenuti oggetto delle attenzioni tutt’altro che disinteressate delle truppe ribelli che si oppongono al dittatore Assad.
In particolare Ebla è considerata un importante centro strategico in quanto luogo ideale da dove controllare il traffico dei caccia dell’esercito governativo. Per questo motivo i ribelli l’hanno scelta come base con la scusa di controllare e salvaguardare il patrimonio archeologico. Una scusa appunto. Secondo il New York Times, infatti, gruppi di soldati stanno esplorando negli ultimi tempi, i sotterranei della città, anticamente luoghi di sepoltura, alla ricerca di oro e gioielli sepolti con i defunti.
Un patrimonio da preservare. Ebla e Palmyra sono due veri e propri tesori. La costruzione di Ebla risale a ben 5000 anni fa; distrutta e ricostruita per ben due volte, dal 2011 è nuovamente sottoposta ai danni della guerra e pare proprio andare incontro a una nuova distruzione. Il timore principale è per le sorti della biblioteca reale, al cui interno sono custodite intere tavolette dal contenuto che spazia da argomenti di carattere economico, storico, giuridico e religioso.
Discorso analogo per Palmyra, la “Sposa del Deserto”, questo l’appellativo con cui è conosciuta la città, che, per l’importanza e la bellezza del suo patrimonio archeologico, dal 1980 figura tra i Beni Patrimonio dell’UNESCO. Le sue rovine si estendono su un’area di circa 10 chilometri quadrati: è qui e nei vicini centri di Aleppo, Hama e Homs che si sono verificati gli scempi maggiori. L’organizzazione Protect Syrian Archeology parla di vero e proprio vandalismo con tombe divelte e ossa sparse a caso senza alcun ritegno: una vera e propria distruzione di quel che rimane di antiche civiltà. Un danno incalcolabile non solo dal punto di vista culturale e archeologico ma anche economico. Ebla e Palmira erano due delle mete turistiche più gettonate: un afflusso di denaro continuo grazie alla moltitudine di turisti che ogni anno si recava in queste esotiche mete. Un patrimonio disperso al vento all’inizio della guerra e che, se non si riuscirà a porre un freno alle razzie, difficilmente ritornerà a esistere.

Domenico Cavazzino

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