DAMASCO – Alle prime luci dell’alba di domenica 8 dicembre i ribelli jihadisti di Hayat Tahrir al-Sham, guidati dal leader Abu Mohammad al-Jolani, hanno conquistato Damasco proclamando l’inizio di una “nuova era”. L’opposizione armata è entrata nella capitale quasi senza che l’esercito regolare siriano opponesse resistenza.
Il dittatore deposto, Bashar al-Assad, è fuggito poche ore prima che la situazione degenerasse ed è arrivato in Russia, dove ha trovato asilo politico insieme alla famiglia. I ribelli hanno fatto irruzione nel carcere militare Sednaya, noto come il “mattatoio umano”, liberando migliaia di detenuti, e nel palazzo presidenziale, che è stato saccheggiato da jihadisti e civili. La popolazione ha invaso le strade del Paese per festeggiare la caduta del tiranno e le ambasciate siriane di tutto il mondo hanno issato la bandiera dell’opposizione armata. Il primo ministro siriano, Mohammad Ghazi al-Jalali, si è detto pronto a collaborare con la nuova leadership e ha auspicato una transizione pacifica, con libere elezioni.
Mosca: “Discuteremo sulle nostre basi in Siria con chi comanda”
La decisione della Russia di dare asilo a Bashar al Assad è stata presa personalmente dal presidente Vladimir Putin, ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Aggiungendo che Putin “non ha in programma un incontro con Assad”, ora che si trova in Russia. Rispondendo a una domanda riguardo al futuro delle basi militari russe in Siria, Peskov ha dichiarato: “Si discuterà con coloro che saranno al potere”. La Russia – ha concluso – intende mantenere un dialogo con i Paesi della regione.
Biden: “Non permetteremo un ritorno dell’Isis”
Il presidente americano Joe Biden, dopo aver incontrato il suo team per la sicurezza nazionale, ha dichiarato che i recenti sviluppi in Siria potrebbero permettere all’Isis di ristabilire le proprie capacità, ma che gli Usa non lo permetteranno. Biden ha poi confermato che ieri “le forze statunitensi hanno condotto decine di attacchi aerei di precisione in Siria” contro obiettivi legati allo Stato islamico.
La Turchia chiede un governo inclusivo
“Ci aspettiamo che gli attori internazionali, soprattutto le Nazioni Unite, diano una mano al popolo siriano e sostengano la creazione di un’amministrazione inclusiva”, ha auspicato il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, durante una conferenza ad Ankara. La Turchia, con la caduta di Assad, potrà allungare la sua ombra al confine con la Siria, puntando a un ritiro delle forze curde siriane legate al Pkk.
L’Iran parla con i ribelli
Teheran ha perso un importante alleato con la caduta di Assad, ma ha comunque aperto una linea di comunicazione diretta con la nuova leadership siriana. Lo ha dichiarato a Reuters un alto funzionario iraniano, spiegando che questo impegno è fondamentale per “evitare ulteriori tensioni regionali”.
Dopo la conquista del Paese da parte dei ribelli di Hts, il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha convocato per oggi una riunione straordinaria sulla situazione siriana.