La Roma è già in crisi. La sconfitta maturata ieri per 3 a 2 contro il Venezia, infatti, si aggiunge alle cocenti delusioni di Conference League contro i norvegesi del Bodo Glimt e ai diversi passi falsi in campionato: tra questi spicca la totale assenza di vittorie contro le cosiddette “big”.
Di conseguenza, il primo a finire sul banco degli imputati è il tecnico dei giallorossi, José Mourinho, che nel frattempo però preferisce concentrarsi sulle polemiche arbitrali: “Preferisco non parlare degli arbitraggi – ha premesso –. Certe regole sono fatte per chi capisce poco di calcio. Loro sono i potenti, poi c’è l’interpretazione della regola. Alla fine della stagione il dubbio pesa. Quando gli episodi si accumulano settimana su settimana e paragoni le situazioni simili pensi che è meglio stare zitto”. L’allenatore portoghese si riferisce al rigore concesso al Venezia per un contatto tra il centrocampista giallorosso Cristante e il difensore dei lagunari Caldara, apparso troppo “lieve”.
Successivamente però, seppur parzialmente, lo “Special One” fa il mea culpa: “Non ho mai detto che siamo una squadra da quarto posto, ma che quello è il nostro obiettivo. Come allenatore devo mettere un po’ di ambizione e motivazione, non solo ai giocatori ma anche a me stesso. Ma non penso che questa rosa sia più forte di quella dell’anno scorso”.
Il punto debole della squadra è evidentemente la difesa: sono 25 i gol subiti in 18 partite, di cui 11 solo nei tre match contro Bodo Glimt e Venezia. Un tallone d’Achille che non è tipico delle squadre di Mourinho, solitamente lucide e compatte in difesa e ciniche in attacco, ma che alla lunga potrebbe costargli la panchina, al momento già in discussione.
Tra le difficoltà, le responsabilità rimbalzano così tra società, colpevole secondo lo Special One per aver fatto un mercato “più di reazione che di rinforzo” e assenze per infortuni: “Abbiamo perso giocatori di esperienza. Bisogna avere due giocatori potenziali per ruolo”.