Continuano le polemiche dopo la chiusura dei più importanti musei romani per una assemblea sindacale. Ad abbassare la saracinesca sono stati il Colosseo, l’Anfiteatro Flavio, il Foro Romano e le Terme di Diocleziano. In pratica i gioielli di Roma che venerdì mattina sono stati inaccessibili per più di tre ore. Il motivo? A Palazzo Massimo era in corso l’incontro convocato dalla Rappresentanze sindacali unitarie che ha coinvolto tutti i dipendenti della Soprintendenza archeologica per discutere del mancato pagamento delle indennità di turnazione e delle prestazioni per le aperture straordinarie.
L’assemblea si è conclusa come previsto alle ore 11 e i siti archeologici hanno riaperto mezz’ora dopo ma le polemiche e i disagi non sono comunque mancati. Almeno cinque mila turisti hanno aspettato diverse ore fuori dal Colosseo spaesati e increduli. Alcuni credevano che rimanesse chiuso l’intera giornata. Tutta colpa del cartello in inglese che recitava “closed from 8.30 am to 11 pm”, cioè fino alle 23.
E non si sono fatte attendere neanche le reazioni dei politici. Quest’ultima protesta dei lavoratori è finita infatti direttamente sul tavolo del Consiglio dei ministri che, con un nuovo decreto legge, ha inserito i musei e i luoghi di cultura tra i servizi pubblici essenziali, esattamente al pari della scuola e dei trasporti.
Ma ancora prima di varare il provvedimento durissimi sono stati i commenti del premier Matteo Renzi, del ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini e persino del sindaco di Roma, Ignazio Marino, che sui social si sono scatenati non appena i musei hanno riaperto i battenti. “Abbiamo pieno rispetto dei diritti sindacali – ha spiegato il presidente del Consiglio via twitter– ma non lasceremo la cultura ostaggio di quei sindacalisti contro l’Italia. I turisti non possono portare a casa una fotografia di transenne e cartelli senza poter visitare i monumenti di Roma”. “Il Colosseo è il monumento più visitato di tutto il Paese- ha invece aggiunto Marino.- Il fatto che sia chiuso è uno schiaffo in faccia ai cittadini e turisti e uno sfregio per il nostro Paese. Intollerabile”.
A modo loro i sindacati si sono anche scusati: “Ci dispiace per aver creato questo inconveniente – si legge in una nota – ma questo è l’unico mezzo che abbiamo per far arrivare la nostra voce a chi di dovere”. E se il presidente del Consiglio ha condannato apertamente il loro operato, a difenderli c’ha pensato Susanna Camusso, segretario generale della Cgil. “Stiamo diventando davvero uno strano paese – ha spiegato – ogni volta che c’è un’assemblea sindacale si dice che non si può fare, che è diventata una cosa che non è possibile. Capisco che si debba fare attenzione ai periodi di particolare presenza turistica, ma allora si dica chiaramente che i lavoratori non possono più avere strumenti di democrazia”.
Le polemiche non sembrano finite qui. I lavoratori sono pronti a dare battaglia al Governo se non vedranno riconosciuti i loro diritti e promettono un nuovo sciopero ad ottobre. “Nella decisione di Cgil, Cisl e Uil, peserà molto anche il contenuto del decreto che per ora non abbiamo letto”, ha sottolineato Claudio Meloni, coordinatore Cgil per il Mibact.
Maria Lucia Panucci
La Roma antica chiude per un’assemblea sindacale e il Governo vara un decreto:“I musei sono servizi essenziali”
21 Settembre 201552