Il cambio nei contenuti e nella grafica del quotidiano “la Repubblica”, uscito oggi per la prima volta nella sua veste innovativa, suscita pareri contrastanti. Abbiamo condotto una sorta di sondaggio fra gli addetti ai lavori. Non è la prima volta che il giornale muta nella sua composizione grafica. «Ezio Mauro l’ha presentata come un adeguamento alla nuova realtà dell’informazione – ha affermato Gabriel Bertinetto del quotidiano l’Unità – dovuto al bombardamento informativo della tv e del web. Leggendo le prime notizie si può notare come pezzi di approfondimento e di commento siano privilegiati non solo nello spazio a loro dedicato ma anche alla gerarchizzazione loro riservata. Nel formato si nota come – ha concluso Bertinetto – titoli, testo e fotografia siano organizzati con più ordine. Ora nella pagina economica numeri, percentuali e grafici finalmente si possono leggere senza più irritarsi». Anche Marzio Breda, del Corriere della Sera, si è espresso al riguardo dichiarando: «Mi ha colpito il tentativo di schiarire le pagine incastrando i contenuti secondo uno schema decisamente più ordinato. Il corpo del carattere di testo sembra diminuito di mezzo punto. Nella gerarchia della notizia la grafica assai più leggera, a mio parere, non aiuta. Trovo appropriato però il tentativo di nobilitare la potenza del giornale con interviste e approfondimenti in chiara contrapposizione al web». Analitico, critico e pungente il commento di Alberto Negri, noto inviato del Sole 24 ore: «In questa originale copertina si cita: “È un nuovo inizio”. Ma la Repubblica, con il piano di 58 prepensionamenti usa il restyling come cortina fumogena. Tecnicamente però il giornale si presenta più armonioso, di commento, come a volersi distinguere rispetto al prodotto editoriale on-line dove si evidenziano cronaca e aggiornamenti. Osservo – prosegue Negri – che la vignetta di Altan ha un grande valore nell’economia della pagina, quasi quanto un vero e proprio editoriale. Dunque, desumo che a Repubblica abbiano deciso, attraverso il nuovo formato, di rivolgersi con più attenzione e attrarre i gusti e interessi di un pubblico più giovane, dinamico e moderno».
La storia – Ne è passato di tempo da quel lontano anno 1976. Era gennaio, come ricordato nel primo sfoglio del rinnovato quotidiano. Eugenio Scalfari aveva in mente un quotidiano diverso dagli altri, originale, innovativo e irriverente. Un progetto ambizioso considerando anche la squadra di giornalisti che aderì all’iniziativa. Come dimenticare Giorgio Forattini e i primi 16 anni di satira irriguardosa. Dopo i primi anni di difficoltà le grandi firme, unite all’immensità degli avvenimenti, proiettarono la testata verso un inaspettato successo.
Distinguersi dalla grandezza e dalla velocità del web – Gli anni passano dunque, cambia il paese, il mondo corre, la tecnologia di più. E ora che la stampa è in cronica difficoltà, divisa fra approfondimento e puntualità delle testate on-line, il quotidiano “la Repubblica” risponde con fantasia e concretezza. Per mano del vicedirettore Angelo Rinaldi il giornale punta alla ricerca di un rinnovato stile cartaceo che sia più gentile con i lettori e profondamente contrapposto ai contenuti delle testate on-line.
Primo sfoglio ordinato e cura nei dettagli – Dopo aver osservato le prime pagine, è evidente come solo il titolo e le manchette pubblicitarie siano rimaste invariate mentre il carattere del testo e la giustificazione dell’intera pagina hanno subìto modifiche assieme a colori e testatine. La Repubblica dà di sé un’immagine più equilibrata, ordinata, pulita. Non una rivoluzione ma un aggiornamento anche nei contenuti: meno notizie rispetto all’ormai consueto paniere comune della giornata. Dunque più approfondimento inchieste, reportage, analisi e commenti. Titoli più freddi e colori meno forti avvicinano il quotidiano al settimanale. Come a voler stabilire una tregua nell’ormai annosa guerra fratricida. La Repubblica, nell’era del web, sceglie quindi di riposizionare il giornale nel panorama che più gli compete.
Emanuele Bianchi