NEW YORK – “È dovere di questa organizzazione dichiarare guerra globale e senza sconti ai trafficanti di esseri umani”. Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha invocato – al suo primo intervento all’Assemblea generale delle Nazioni Unite – la collaborazione internazionale sul tema dei flussi migratori, invitando i Paesi membri a “non voltarsi dall’altra parte”.
La cooperazione internazionale sui migranti
La premier, poi, ha concentrato la sua disamina sull’attuale fase di destabilizzazione in Africa, determinante dell’aumento degli sbarchi sulle coste italiane. Posizione che Meloni non ha esitato a ribadire anche nel suo colloquio a margine con il segretario generale dell’Onu Antonio Guaterres, sottolineando la necessità di ampliare i campi dell’Unhcr in Africa e di sfruttare il lavoro dell’Iom (Organizzazione internazionale per le migrazioni).
Il piano per l’Africa
In questo solco si collocano anche i bilaterali avuti da Meloni con i leader di Ruanda, Algeria e Malawi. L’intento del governo italiano è quello alla base del piano Mattei: incentivare lo sviluppo del continente africano grazie a una cooperazione tra pari. Nei passaggi successivi del discorso, non ha perso, inoltre, l’occasione di rimarcare le sue posizioni nazionaliste, definendo “un’utopia” l’idea di un “mondo senza nazioni e identità”.
Le resistenze sul fronte europeo e italiano
Meloni, che ha lasciato New York poco dopo il suo discorso, sarà in Italia nel primo pomeriggio di giovedì 21 settembre. Ad attenderla a casa, oltre alle resistenze europee sulle soluzioni italiane all’emergenza migratoria, anche quelle degli governatori regionali sul piano del governo di aprire venti nuovi Cpr (centri per il rimpatrio), uno per ogni regione. Come evidenziato dal governatore dell’Emilia Romagna i “Cpr non serviranno per l’accoglienza dei migranti, ma per destinare i cosiddetti pericolosi”. I Cpr, infatti, per legge sono le strutture destinate ai migranti per i quali è stato già emesso un decreto di espulsione a seguito di una denuncia o di una condanna. Questi, pertanto, non possono ospitare nessuno dei 130 mila migranti giunti in Italia dall’inizio del 2023.