Il celestino del cielo e il verde intenso della chioma dell’albero centrale sono solo alcuni dei colori riportati alla luce dal restauro de l’Adorazione dei Magi di Leonardo da Vinci, ora esposto fino al 24 settembre al primo piano degli Uffizi, a Firenze.
Un lungo restauro iniziato nel 2011 e durato cinque anni e mezzo. La tela soffriva di un “male” ritenuto da molti incurabile: l’offuscamento della superficie causato dal lento ma inevitabile sedimentarsi di materiale esterno che aveva spento i colori, tolto pienezza alle figure e nascosto i dettagli sullo sfondo. Allora il dipinto era stato trasportato d’urgenza dagli Uffizi all’Opificio delle pietre dure, l’istituto dipendente dal ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo che si occupa principalmente di restauro e manutenzione delle opere d’arte.
Una squadra di cinque professionisti, guidati da Roberto Bellucci e Patrizia Riitano, sotto la supervisione di Cecilia Frosinini e del responsabile dell’Opificio, Marco Ciatti, ha prima sottoposto la tavola a un anno di analisi preliminari con apparecchi e tecniche all’avanguardia. Grazie ad un macchinario a infrarossi è stato possibile separare gli strati di pittura fino a quindici livelli, per individuare con precisione le parti maggiormente danneggiate. Solo dopo aver mappato i problemi, è partito il restauro vero e proprio, diviso in due parti: sono stati rimossi i depositi di materiale non originale e poi si è ricostruito il supporto mobile ligneo, che presentava quattro fenditure che avrebbero potuto, a lungo andare, mettere nuovamente a rischio la tavola.
«Si è salvato un capolavoro – ha commentato il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt -. Così facendo, nel mentre abbiamo portato alla luce un mondo ricchissimo che viveva nell’opera, rimasto nascosto in questi secoli, e abbiamo finalmente potuto “spiare” dentro la mente di Leonardo». Secondo Marco Ciatti, infatti, l’Adorazione sarebbe servita come “tavola preparatoria” per alcuni soggetti presenti in opere più famose, come la perduta Battaglia di Anghiari, il San Girolamo e la Vergine delle Rocce.
Ora il dipinto è il pezzo centrale di una mostra organizzata in onore di Leonardo, dove è esposto vicino alla tela “gemella” eseguita da Filippino Lippi nel 1496. Leonardo infatti non completò mai L’Adorazione dei Magi: nel 1482 partì per Milano, abbandonando l’opera. Quando i monaci agostiniani, committenti della tavola, realizzarono che non sarebbe mai stata completata, commissionarono lo stesso lavoro a Lippi.
Dal prossimo autunno, al termine della mostra, l’Adorazione dei Magi sarà trasferita nella nuova Sala di Leonardo in corso di allestimento agli Uffizi, dove farà compagnia altri due capolavori leonardiani del museo: il Battesimo di Cristo e l’Annunciazione.