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La morte di Gianni Borgna, una vita per la cultura

di Alessandro Testa20 Febbraio 2014
20 Febbraio 2014

borgna

Si è spento questa mattina alle 5 in una clinica romana Gianni Borgna, storico assessore alla Cultura negli anni Novanta e Duemila con i sindaci di centrosinistra Francesco Rutelli e Walter Veltroni. La camera ardente si terrà in Campidoglio, nella sala della Protomoteca, fino a venerdì alle 18, quando si celebreranno i funerali.

Dal Mamiani al Campidoglio. Nato nella Capitale nel 1947, Borgna frequenta il celebre liceo “rosso” Terenzio Mamiani e si laurea in filosofia all’università La Sapienza, dove poi insegnerà per anni Storia e critica del cinema. Raffinato musicologo, milita a lungo nel PCI, seguendone poi le evoluzioni nel PDS-DS, fino ad approdare al PD.

Negli anni ’70-’80 è prima consigliere e poi presidente della commissione Cultura della Regione Lazio. Consigliere della Biennale di Venezia dal 1988 al 1992, l’anno successivo il neoeletto sindaco Francesco Rutelli lo vuole nella sua squadra come assessore alla Cultura, chiamandolo a ricoprire quel ruolo letteralmente inventato nel 1977 da Renato Nicolini, che fu suo amico e maestro.

Per Borgna è una responsabilità enorme, ma il suo lavoro viene molto apprezzato, sia dai romani che dal sindaco, tanto da essere confermato nella seconda Giunta Rutelli e poi nella prima Veltroni, rilanciando la vita culturale della Capitale con moltissime iniziative, tra cui, nel settembre 2003, la prima Notte Bianca.

La cultura nazionalpopolare. Avanti culturalmente rispetto a molti esponenti della sua generazione, negli anni ’70 Borgna guarda con occhio favorevole a quei fenomeni della cultura popolare che allora (ma spesso ancora oggi) erano snobbati dal mondo accademico ed in generale dall’intellighenzia di sinistra. Nel 1980 esce il suo “libro-scandalo” La grande evasione. Storia del Festival di San Remo – 30 anni di costume italiano, che avrà poi un seguito nel 1988. Tra le sue opere maggiori anche una Storia della canzone italiana (1995-2004) e Capitale della cultura. Quindici anni di politiche a Roma (2008), dove racconta la sua lunga esperienza di assessore.

Gli anni del declino. Nella seconda metà degli anni Duemila la stella di Borgna improvvisamente si offusca. Dopo la rielezione, nel 2006 il sindaco Veltroni gli preferisce infatti come assessore il verde Silvio Di Francia, nominandolo in cambio al vertice della Fondazione Musica per Roma, che gestisce il grande Auditorium di Renzo Piano; perderà poi la carica durante l’Amministrazione Alemanno.

Mai eletto in Parlamento, recentemente si era tornato a parlare di lui come possibile membro del consiglio di amministrazione del Teatro di Roma, ma SEL aveva stoppato la nomina, temendo un «ritorno al “modello Roma”».

Le reazioni. Tra i primi a piangere la morte di Gianni Borgna l’ex sindaco Rutelli, che ha postato su Facebook un ricordo del suo «amico fraterno». Messaggi di cordoglio anche dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano; dal ministro della Cultura uscente Lorenzo Bray; dall’ex premier Massimo D’Alema; dal sindaco di Roma, Ignazio Marino, e dal suo vice Luigi Nieri; dal presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti; dal sindaco di Fiumicino, Esterino Montino, che di Borgna fu collega alla Pisana e poi nella Giunta Rutelli; dai suoi successori all’assessorato Silvio Di Francia e Umberto Croppi, oltre che da moltissimi esponenti del Centrosinistra romano.

Di Alessandro Testa

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