Continua a non avere pace Giovanna Melandri, direttrice del museo Maxxi di Roma dall’ottobre 2012. Dopo le polemiche sorte nei mesi passati sul suo stipendio stavolta, a prendersela con lei, sono i residenti del quartiere Flaminio. Il motivo? La Melandri ha deciso di trasferire i suoi uffici all’interno di uno dei diversi container antistanti il museo, ritenuti dai più come antiestetici e inutili.
I container della discordia. La direttrice del museo d’arte moderna della Capitale sembra infatti non essere riuscita a trovare un ufficio adeguato all’interno della gigantesca struttura progettata dall’architetto Zaha Hadid e inaugurata nel 2010. Una soluzione provvisoria, quella del container, che il suo staff commenta così: «L’idea provvisoria è venuta alla stessa Melandri, un modo per stare a contatto ogni giorno con il museo, gli artisti e i visitatori. Nel progetto iniziale gli uffici erano previsti nella palazzina D, antistante alla struttura museale, dove oggi troviamo al pian terreno il ristorante, il bookshop e la biblioteca finiti nel 2010. Nel momento in cui gli uffici saranno pronti – continua a spiegare la direzione del Maxxi – i container spariranno. I container sono accettati perché provvisori e temporanei, e comunque se un direttore di un giornale fa una scelta ben precisa, non tutti forse saranno d’accordo, ma si va avanti».
Delusi e un po’ stizziti gli abitanti del quartiere, che non riescono a capacitarsi di una scelta che paradossalmente penalizza lo stesso museo: «Il piazzale davanti al Maxxi era l’unica cosa che rendeva vivo il posto, con bambini felici e chiassosi che almeno lo vitalizzavano. Da quando ci sono i container la sorveglianza – sostengono – non fa che riprendere bambini e genitori, dicendoci che non possono giocare o correre, perché disturbano il lavoro di chi sta nei container. Ma possibile che con uno spazio così immenso, si sia potuta trovare solo una soluzione simile? Stentiamo a crederci»
La polemica sullo stipendio. Già in passato la direttrice del Maxxi si era trovata in difficoltà per vicende legate al museo. Prima di prenderne la guida, e di dimettersi da parlamentare del Pd, aveva infatti promesso solennemente che, divenutane direttrice, non avrebbe percepito alcuna forma di retribuzione: «Vado gratuitamente a rilanciare un’istituzione pubblica», aveva dichiarato impegnandosi con l’opinione pubblica. Una promessa poi non mantenuta, visto che oggi la Melandri, per l’ufficio che ricopre, guadagna annualmente 145mila euro lordi l’anno più benefit vari. Uno stipendio che oltretutto la direttrice sembra aver ottenuto utilizzando un cavillo burocratico: la trasformazione della destinazione d’uso della struttura del Maxxi, da museo a ente di ricerca che, firmata dall’ex-ministro dell’Università, Francesco Profumo, ha costretto per legge la Melandri a percepire un emolumento.
Fabio Grazzini