Il Guardian, svela i “piani segreti” previsti per il dopo Brexit. 82 pagine in cui si elencano una serie di possibili misure restrittive, elaborate dal governo di Theresa May. Al centro del dossier il ruolo che avranno o che potranno avere gli immigrati. Il piano dell’Home Office prevede che la libera circolazione dei lavoratori finisca subito dopo l’uscita del Paese dall’Ue, dando così priorità ai britannici nell’accesso ai posti di lavoro.
Scoraggiato anche l’ingresso di lavoratori non qualificati, con permessi di residenza della durata di massimo due anni ed infine verrebbe reintrodotto l’obbligo del passaporto alla frontiera.
Non sarà più tanto facile per i giovani italiani, insieme ai loro coetanei dell’Ue, andare a lavorare in Gran Bretagna, anche se per i più qualificati il permesso di soggiorno su suolo britannico potrà variare dai 3 ai 5 anni, spazzando via i principi europeisti di integrazione e scambio. Londra intende selezionare solo il meglio di ciò che l’Unione europea può offrigli, il resto non conta.
Dal 29 marzo 2019, data prevista per l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue, secondo quanto si legge sul principale giornale britannico, anche i ricongiungimenti familiari saranno scoraggiati, infatti solo i partner e i figli sotto i 18 anni saranno accolti, seguendo la falsa riga della politica Trumpista.
In merito è intervenuto il ministro della Difesa britannico Michael Fallon, che ai microfoni di Sky news ha dichiarato: “Sull’immigrazione bisogna trovare un punto di equilibrio”, precisando che nei prossimi mesi il governo delineerà il suo programma per regolare i flussi dall’Unione europea dopo la Brexit.
Non tardano ad arrivare dure accuse, sia da parte dei Verdi che parlano di un piano post-Brexit non solo “insensato” dal punto di vista economico ma “crudele”, sia dalla laburista Yvette Cooper che ha attaccato il ministro degli interni. “bisognava consultarsi prima di arrivare a presentare delle proposte”, dice la Cooper.