ROMA – Tagli alla spesa pubblica . Il governo, attraverso la spending review, spera di riuscire a recuperare 10 miliardi in soli tre anni. Una forbice che punta soprattutto all’abbattimento dei costi nel settore della pubblica amministrazione, come si evince nel Documento programmatico di bilancio, arrivato dopo non poche peripezie sul tavolo della Commissione Ue, che pubblicherà il proprio parere il 21 novembre.
Un Ddp quello in attesa a Bruxelles che certifica innanzitutto i passati annunci del ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti: per favorire i redditi medio-bassi la manovra potrebbe colpire anche i ministeri. Alla voce “revisione e rimodulazione della spesa” infatti vengono fissati tagli che corrispondono alllo 0,088% del Pil per il 2024, pari a oltre 1,8 miliardi, che scendono a circa 1,4 miliardi nel 2025, per poi risalire a oltre 6,5 miliardi nel 2026, anno in cui la Nadef prevede una correzione di 0,2 punti percentuali per riportare il deficit sotto il 3%. Come si legge nel documento, la manovra per il triennio 2024-2026 “continuerà ad essere orientata a principi di prudenza”, cercando il giusto equilibrio tra l’obiettivo di fornire “sostegno all’economia nell’immediato” e quello di “assicurare sia il rientro del deficit sotto il 3%” sia “un percorso di riduzione credibile e duraturo del debito/Pil”. Una realtà che nel quadro dei 24 miliardi complessivi della legge di bilancio conferma i 9,9 miliardi destinati al taglio del cuneo, ma sul fronte delle coperture apposta circa 8,4 miliardi alla generica voce “altre entrate/coperture”. L’obiettivo del governo è quello di incassare un miliardo dalla rivalutazione dei terreni e aumento delle accise sui tabacchi, un miliardo da Fs, oltre ai 3,2 miliardi contenuti nel decreto anticipi che vengono liberati per il prossimo anno.
Arrivano inoltre novità sul fronte delle misure: scorrendo l’indice degli 82 articoli che dovrebbero comporre la legge di bilancio si trova all’articolo 39 “l’esclusione dei titoli di stato dal calcolo Isee”: una misura pensata per dare una spinta ai nuovi ‘Btp people’ sull’onda del successo raggiunto dai Btp Valore che – grazie ai 35 miliardi raccolti complessivamente nelle due emissioni di giugno e ottobre – ha sancito il ritorno dei piccoli risparmiatori sul mercato dei titoli di Stato. È allarme per il settore cinematografico, messo potenzialmente a rischio dalla manovra che cerca risorse anche attraverso la razionalizzazione dei crediti d’imposta, compreso quell tax credit per il settore – ossia la disciplina prevista dalla legge cinema e audiovisivo del 2016 – che ha contribuito recentemente alla forte crescita del settore della produzione audiovisiva.