ROMA – Arriva l’indicazione di votare scheda bianca. Il centro-destra, in crisi di numeri, sceglie di non forzare la mano sul voto del giudice della Corte Costituzionale. La votazione, arrivata all’ottavo scrutinio, richiede la maggioranza qualificata dei tre quinti dei componenti del Parlamento in seduta comune.
La strategia del centrodestra per la votazione
L’obiettivo dei partiti della maggioranza è chiaro. Eleggere Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico di Palazzo Chigi oltre ad aver collaborato alla stesura della riforma del premierato. Una candidatura fortemente sostenuta dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Conti alla mano, il centrodestra può contare su 357 voti a favore ma alcune rinunce potrebbero compromettere la possibilità di raggiungere la soglia necessaria all’eleggibilità di Marini. Sarebbero diversi gli assenti della maggioranza, sia per motivi di salute che per impegni istituzionali – con il vicepremier Antonio Tajani in missione all’estero – senza contare che i presidenti di Camera e Senato, per prassi, non partecipano al voto.
Il centrodestra sta cercando di “agguantare” anche i voti provenienti da esponenti del gruppo misto e delle minoranze linguistiche. Dopo la scelta dell’opposizione di disertare il voto, l’ipotesi di votare con scheda bianca da parte del centrodestra è realtà. In una nota, i capigruppo di Camera e Senato hanno aggiunto che “le opposizioni stanno trasformando l’elezione dei giudici costituzionali in propaganda politica”.
Le opposizioni si uniscono: “Un blitz inaccettabile”
L’opposizione ha deciso un’unica linea e ha deciso di non partecipare allo scrutinio. La leader del Pd Elly Schlein lancia la carica ribadendo l’importanza di un’azione decisa e coordinata delle forze di opposizione. Dello stesso avviso Francesco Boccia, presidente del gruppo parlamentare del Pd al Senato: “Siamo di fronte ad una sorta di provocazione. Non partecipiamo ad un voto che è un blitz della maggioranza”.
I timori della minoranza sulla scelta di Marini
Secondo le opposizioni, l’elezione di Francesco Saverio Marini, potrebbe spostare l’asse della Corte Costituzionale verso destra con potenziali conseguenze sulle decisioni cruciali per il Paese. Tra queste, il referendum sull’autonomia differenziata che sarà al vaglio della Corte il prossimo 12 novembre e, soprattutto, il referendum sulla cittadinanza. Uno dei temi “cari” agli oppositori del governo la cui scelta potrebbe essere influenzata da una Corte orientata a favore del governo.
Quindi, le opposizioni, vedono nella nomina di Marini un tentativo di “blindare” le future riforme tra cui anche quella del premierato.