La Black Axe, la Supreme Eiye, i Vikings e i Maphite. Sono i “Cult”, le diverse bande o confraternite, talvolta alleate, talvolta espressamente nemiche, della mafia nigeriana. Sono presenti in tutta Italia. La Repubblica, oggi, in un articolo a firma del giornalista Fabio Tonacci, ne descrive i traffici, collocandoli esattamente nelle varie regioni.
La mappa è costruita mettendo assieme le indagini delle procure, i resoconti della stampa locale e le relazioni della Direzione investigativa antimafia. Palermo e Castel Volturno, da cui è partito il fenomeno, rimangono le “capitali” degli affari di questa mafia: racket della prostituzione (anche legato all’immigrazione dalla Libia), spaccio di droga ed estorsioni. Ma i “Cult” si stanno diffondendo anche nel resto della penisola.
La Black Axe Confraternity è nata in un campus universitario a Benin City nel 1976 ed ora si è espansa dalla Campania e dalla Sicilia a Bari e all’Abruzzo. La Supreme Eiye Confraternity, fondata negli anni ’60 sul modello dei college americani, è a Catania, Napoli, Caserta, Cagliari, Roma, Bologna, Padova, Verona, Venezia e Torino. I Vikings, fondati nei primi anni ’80 nell’Università di Port Harcourt, “convivono” con le altre bande a Catania e nel capoluogo piemontese, emiliano, sardo e pugliese. Infine i Maphite, contemporanei agli Eiye, ma governati direttamente da un consiglio in Nigeria, prediligono il nord: oltre a Bologna, Ferrara e Torino, sono gli unici presenti a Novara.
Gli affiliati sarebbero diverse migliaia, gli arrestati finora nell’ordine delle centinaia. Tonacci racconta di cerimonie di affiliazione con rituali brutali, linguaggi in codice e berretti identitari. Ma questo per la legge italiana ancora non basta a dire che si tratta in modo indiscriminato di “mafia”: non tutti i “cultisti” sono criminali. Al momento non ci sono evidenze investigative di alleanze tra tali gruppi e le cosche del nostro paese, che avrebbero lasciato a loro questi traffici in modo pacifico.