Federico Niglia è consigliere scientifico dell’Istituto Affari internazionali e docente di Storia delle Relazioni Internazionali all’Università per Stranieri di Perugia. È esperto di politica estera italiana, con una particolare attenzione ai rapporti diplomatici e ai rapporti con la Germania e il mondo tedesco. Per noi di Lumsanews ha analizzato le probabili formazioni del futuro governo tedesco e la loro capacità di dominare o meno il quadro politico europeo e mondiale.
Quale sarà il futuro della Germania post Merkel?
“Ci sono due aspetti da evidenziare in questi sondaggi. Il primo è che, al netto di controindicazioni, la logica di coalizione resterà alla base della politica tedesca. All’interno di questa logica l’opzione attualmente più incerta è quella classica, ovvero la Grosse Koalition tra Cdu/Csu e Spd, sia perché i due partiti si stanno spostando su posizioni tradizionali e sia perché la campagna elettorale sta logorando l’alleanza. Questo richiama l’attenzione su i medi e piccoli partiti, come i Verdi, i Liberali di Lindner (Fdp) e la sinistra estrema (Die Linke), ognuno dei quali possono rappresentare un interlocutore per Spd. Rimane fuori da questa logica Afd. Il secondo aspetto da evidenziare è il rapporto della Germania con l’Europa, per cui, qualunque sarà il partito o coalizione vincente, questi dovranno comunque declinare la loro politica come parte di una politica più ampia dell’Unione Europea. A parer mio Cdu, Spd e Verdi, i tre soggetti principali di queste elezioni, giocheranno una partita doppia da aperturisti, perché concepiscono il loro progetto di riforma come un componente importante della politica Ue.
Stiamo assistendo ad un calo nei sondaggi del partito guidato da Armin Laschet e una rapida salita di Scholz. Perché?
“Innanzitutto il partito dei cristiano democratici sconta una fisiologica stanchezza dopo ben 15 anni di governo. D’altra parte bisogna fare un discorso relativo alla figura di Armin Laschet, il quale ha commesso alcune gaffe che ne hanno appannato l’immagine. Inoltre Laschet fatica ad essere il continuatore di quella politica di Angela Merkel riusciva a far coesistere conservatori e riformisti all’interno della Cdu. Tutto questo ha lasciato ampio spazio ai socialdemocratici di Scholz. Mentre la Cdu era alle prese con una complicata transizione, l’Spd è uscita da quella condizione di grande stagnazione in cui stava da molto tempo. Al contrario di Lachet, Olaf Scholz ha contribuito alla ripresa del suo partito perché è una figura ben vista dai riformisti, dalla sinistra di Spd, ma soprattutto accettabile per l’elettorato centrista e moderato, in quanto è stato il ministro delle Finanze di Merkel. Una figura che quindi ha saputo bilanciare il rigore alle nuove necessità della germania e dell’Unione Europea. “
Quale sarà il ruolo della Germania in Europa? E nei rapporti con Cina e Usa?
“Per quanto riguarda il rapporto con gli Stati Uniti, l’amministrazione Biden rappresenta un buon interlocutore per la Germania. Possiamo dire che il legame transatlantico funzioni meglio in termini di comunicazione. Al contrario, nei rapporti con la Cina si pone un problema abbastanza significativo, perché se da un lato la Germania ha importanti scambi commerciali con la Cina, d’altra parte sono emerse incongruenze sia nei rapporti diretti tra Pechino e Berlino, sia tra Pechino e Bruxelles, in particolare su determinati dossier, come quello tecnologico e l’impatto che i grandi progetti infrastrutturali cinesi potrebbero avere sulla sicurezza nazionale. Alla luce di tutto questo vediamo una Germania più cauta nei confronti della Cina, anche perché il vincitore delle prossime elezioni potrebbe focalizzarsi su temi legati ai diritti umani. Faccio riferimento soprattutto ai Verdi Questo non vuol dire che ci sarà una rottura di rapporti con la Cina, ma sarà necessario trovare un punto d’incontro.