La peggiore tra le crisi dei debiti sovrani europei potrebbe essere giunta ad un punto di svolta. L’uscita dai piani di salvataggio sembra infatti essere più vicina per la Grecia. Il dato relativo allo spread tra i titoli pubblici ellenici e il decennale tedesco, sceso a 336 punti base, fa ben sperare nel senso di un ritorno alla normalità, ovvero alla piena autonomia di Atene sui mercati e nei riguardi delle istituzioni finanziarie sovranazionali che finora ne hanno evitato il default, seppur a caro prezzo.
Fu il neo primo ministro socialista George Papandreou, nell’autunno del 2009, a rivelare pubblicamente che i bilanci economici inviati dai precedenti governi greci all’Unione Europea erano stati falsificati, al fine di agevolare e consentire l’ingresso del Paese nella zona euro. Atene mostrava i sintomi, non più camuffabili, di conti pubblici fuori posto, frutto di una finanza pubblica poco accorta sulla quale gravava un ingente debito. Dalle dichiarazioni di Papandreou in poi è un susseguirsi di downgrading delle agenzie ai titoli greci, che diventano spazzatura, e un costante ricorso ai salvataggi internazionali per scongiurare il default. Salvataggi, orchestrati dalla Troika (formata da FMI, BCE e UE), che hanno imposto al Paese durissime riforme economiche e sociali.
Il differenziale che si registra oggi appare inferiore a quello del 23 aprile 2010, quando Papandreou annunciò la necessità di ricorrere al primo salvataggio. L’attuale piano di bailout, il terzo, scade ad agosto e potrebbe essere l’ultimo. L’auspicio infatti è che i titoli di stato ellenici possano essere considerati idonei a rientrare nel piano di Quantitative easing della Bce, che finora li ha esclusi dato l’elevato rischio di insolvenza. Il picco massimo toccato dallo spread greco si ebbe nel 2012, quando si attestò a 3.440 punti. Oggi invece il tasso di rendimento dei bond è sceso al 3,882%, riavvicinandosi ai livelli pre-crisi del 2005.
Segnali incoraggianti anche dagli investitori. Dopo una prolungata assenza infatti, alcuni hedge fund hanno ritrovato interesse nel Paese alla ricerca di nuovi investimenti. Sul fronte privatizzazioni, dopo la vendita agli asiatici della China Cosco Holding di una quota di maggioranza del porto del Pireo, Atene a dicembre ha ceduto anche il 67% del secondo porto nazionale, quello di Salonicco. Gli acquirenti sono stati questa volta il fondo tedesco Deutsche Invest Equity, Terminal Link e l’investitore russo di origini greche Ivan Savvidis. Lo Stato ha incassato circa 232 milioni di euro ma, per rispettare gli impegni, entro il 2018 le privatizzazioni dovranno fruttare complessivamente 6 miliardi di euro.