“Era importante dare un segnale”. Commenta così il portavoce del governo francese, Benjamin Griveaux, la decisione presa ieri dall’Eliseo di richiamare in patria l’ambasciatore in Italia. Poi, questa mattina, ai microfoni di Europe 1, ha aggiunto che la scelta “non è permanente”.
La tensione tra Parigi e Roma dopo le polemiche delle ultime settimane – dal caso Battisti, all’incontro del M5s con i gilet gialli, dalla Libia al “franco delle colonie” e all’immigrazione – è culminata in una crisi che non ha precedenti recenti.
Mentre i due leader politici del governo italiano, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, si sono dichiarati “disponibili” al dialogo con la controparte francese, Griveaux ha sottolineato che “il dialogo non è mai stato spezzato”, ma che esiste “un presidente del Consiglio in Italia, Giuseppe Conte, e Macron lo ha già incontrato molte volte”.
Non sono comunque mancate prese di posizione polemiche da entrambe le parti. “La prossima settimana”, ha affermato il leader leghista, “incontrerò a Roma il ministro dell’Interno francese. Lo convocherò perché voglio risolvere la situazione, con i no non si va da nessuna parte. Al ministro francese chiederò che vengano rimandati in Italia i 15 terroristi che si trovano in Francia”.
Il ministro alle infrastrutture Danilo Toninelli ha voluto fare riferimento al ruolo che la Francia di Sarkozy ebbe in Libia: “La Francia è un popolo amico. Commise un grave errore nel 2011 e noi italiani ne stiamo pagando principalmente le conseguenze. È un peccato non chiedano scusa”.
Parole distensive sono venute dal presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, che si appella a Conte affinché normalizzi la situazione.
Molto dure anche le affermazioni di Jacline Mouraud, tra le principali leader dei gilet gialli, fondatrice del Movimento Les Emergents. “Dopo questa telenovela ho solo voglia di dire una cosa: occupatevi di casa vostra. Non si fa politica con le ingerenze in altri Paesi. Non voglio mancare di rispetto, ma Di Maio pensi all’Italia”. Il leader del M5S ha incontrato infatti Christophe Chalencon, che aveva una posizione estrema tra le file dei gilet gialli – puntava alla destituzione del presidente Macron – e da cui la maggior parte delle casacche gialle ha preso le distanze.
Ha rincarato la dose la ministra francese per gli Affari europei, Nathalie Loiseau: “Non si tratta di drammatizzare, si tratta di dire che la ricreazione è finita. Non era mai successo che un rappresentante di un governo straniero venisse in Francia a sostenere quello che non è nemmeno un leader politico, ma uno che ha incitato alla guerra civile, al rovesciamento del presidente e a un governo militare”.