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La Francia celebra Bruno e Vincent, i primi sposi omosessuali. E in Italia un sedicenne tenta il suicidio perché deriso

di Francesca Polacco30 Maggio 2013
30 Maggio 2013

«Scusa mamma. Mi sento oppresso, non ce la faccio più. Ti prego perdonami», questa l’espressione di dolore di un figlio gay su Facebook proprio nel giorno in cui, a Montpellier, Bruno e Vincent sono stati protagonisti del primo matrimonio omosessuale in Francia.
Gettarsi nel vuoto nel cortile della sua scuola, in zona Marconi a Roma, è sembrata al sedicenne di origini romene l’unica via d’uscita per lasciarsi alle spalle anni di derisione da parte dei compagni di classe, ma prima ancora di suo padre, violento perché incapace di accettare l’omosessualità di suo figlio. Lo studente è ancora vivo, ha riportato fratture multiple alle gambe per essere finito su un’auto parcheggiata sotto l’edificio che, fortunatamente, ha attutito il colpo.
E mentre in Italia si consuma il dramma, la Francia (nono Paese europeo dopo Olanda, Belgio, Spagna, Norvegia, Svezia, Portogallo, Islanda, Danimarca ad approvare le nozze gay) fa un passo avanti verso «la costruzione di una nazione più giusta che cerca di vivere secondo i valori della libertà, dell’uguaglianza, della fraternità», come ha dichiarato ieri Hélène Mandroux, sindaco di Montpellier, che ha celebrato la prima unione tra due uomini. «Vincent, Bruno, oggi la vostra storia si incrocia con quella della Francia», ha continuato il sindaco suscitando la commozione dei due che, dopo un percorso difficile, hanno raggiunto un traguardo che suggella i loro sentimenti.
200 ore di dibattiti in Parlamento, un suicidio a Notre-Dame, numerosi appelli contrari delle tre religioni monoteiste, manifestazioni di tante famiglie “standard” con bambini e passeggini, non hanno impedito l’approvazione della legge che legalizza i matrimoni tra persone dello stesso sesso in Francia e che ha permesso a Vincent e Bruno di pronunciare il loro “Sì”.
Bruno Boileau, 30 anni, impiegato statale, e Vincent Autin, 40 anni, responsabile regionale del movimento Lgbt, in papillon l’uno, in cravatta l’altro, sono entrati in municipio sulle note di Love di Nat King Cole sotto gli occhi attenti e curiosi di 500 invitati e 200 giornalisti arrivati da tutto il mondo.
Poi il momento più atteso. «Vincent, vuole prendere Bruno come suo sposo?». «Sì». «E Bruno, vuole prendere Vincent come suo sposo?». «Sì.» «È un grande onore per me dirvi che siete uniti dal legame del matrimonio, in nome della legge», ha concluso il sindaco. Dopo il “Sì”, tra applausi e pianti, si sono scambiati gli anelli sulle note di Love and Marriage di Frank Sinatra e si sono tenuti per mano fino alla fine della cerimonia e anche durante il saluto dal balcone del municipio alla folla radunata.
Si erano conosciuti sette anni fa su internet, si erano visti di persona e subito innamorati. «Vincent è stato il primo uomo – ha raccontato Bruno prima del grande evento – e, incontrandolo, ho capito di essere omosessuale». Non è stato facile dirlo a propri genitori, ma adesso anche loro sono felici e addirittura nel tempo la madre di Vincent è diventata una militante per i diritti omosessuali.
«Il primo pensiero va a quelli che si sono battuti con noi. Ce l’abbiamo fatta, l’amore ha trionfato sull’odio», così saluta tutti Vincent, mentre a stento trattiene le lacrime.

 Francesca Polacco

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