La lettera, di appena otto righe, è arrivata ieri sul tavolo del ministro Lorenzo Ornaghi: Pio Baldi, presidente della Fondazione Maxxi fin dalla sua creazione, nel 2009, si è dimesso. Ad un mese dalla decisione del Ministero per i Beni Culturali di commissariare la struttura, è venuto meno il rapporto di fiducia con la dirigenza della Fondazione, che conta, oltre all’architetto Baldi, Roberto Grossi e Stefano Zecchi.
Il MAXXI commissariato. Il 13 aprile scorso la direzione generale del MiBAC aveva avviato le procedure per il commissariamento del Museo nazionale delle Arti del XXI secolo. La decisione era stata presa in seguito alla mancata approvazione del bilancio 2012 da parte del CdA della Fondazione; nel consuntivo 2011 era stato riscontrato un deficit di 800 mila euro e, secondo il ministero dei beni culturali, nella previsione del conto 2012/2014 ci sarebbe stato un disavanzo di 11 milioni di euro.
In una conferenza stampa tenutasi per volere della Fondazione, all’indomani del provvedimento, Baldi si era dichiarato molto sorpreso per la notizia: «Nel 2010 abbiamo chiuso con 2 milioni e 380 mila euro di attivo e nel 2011 con 700 mila euro di passivo, causati dai tagli del governo ma ripianati con i ricavi del bilancio 2010. Il Maxxi, quindi, è un museo che va bene. Nel 2010 il contributo del MiBAC è stato di 7 milioni di euro, nel 2011 di 4 milioni e nel 2012 sembra sarà di 2 milioni, ma un museo come il nostro non può vivere con sussidi così scarsi». A detta del vicepresidente della Fondazione Roberto Grossi, inoltre, «nel 2011 il museo ha avuto 450 mila visitatori e una capacità di autofinanziamento di circa il 50%, nonostante il taglio del 43% dei fondi statali rispetto al 2010».
La possibilità cui guarda ora la commissione, guidata dal segretario generale del ministero dei beni culturali, Antonia Pasqua Recchia, è quella di dare vita ad una struttura dotata di autonomia tecnico- finanziaria sul modello di altri poli museali già esistenti in Italia. Il sospetto avanzato da Grossi è invece che, dietro il commissariamento, si nasconda semplicemente la volontà da parte del ministero di disinvestire nel Maxxi, nonché un secondo fine politico, per sostituire l’attuale dirigenza con un altro manager.
Un danno per l’immagine del museo. In un’intervista sulle pagine di Repubblica di oggi, il dimissionario Pio Baldi esprime la sua preoccupazione per il futuro del Maxxi, creatura che egli stesso ha visto nascere e crescere: «Sono scelte sbagliate quelle che il ministero continua a fare, danneggiando l’immagine del museo, allontanando gli sponsor e senza contribuire alla sua vita culturale come si dovrebbe fare secondo l’articolo 9 della Costituzione».
La struttura, progettata dall’architetto Zaha Hadid ed inaugurata nel novembre 2009, ospita il primo museo pubblico nazionale dedicato alla creatività contemporanea. Inserito nel quartiere Flaminio di Roma, il complesso museale, che si pone come riferimento per le istituzioni pubbliche e private in Italia e all’estero, ricopre 27 mila metri quadrati; l’area, che ospitava un tempo delle caserme militari, fu donata dall’allora ministro della difesa Beniamino Andreatta al ministero dei beni culturali, retto da Walter Veltroni.
Ad oggi, fanno parte della sua collezione oltre 350 opere, tra cui quelle di Boetti, Clemente, Kapoor, Kentridge, Merz, Penone, Pintaldi, Richter, Warhol, disegni di Carlo Scarpa, Aldo Rossi e Pierlugi Nervi.
Giulia Di Stefano