La disoccupazione aumenta del 9,4 per cento, i costi della produzione salgono e l’indice di fiducia dei consumatori cala. Cosi la Finlandia, unico paese nordico membro dell’Eurozona, rischia di diventare la Grecia del Nord. E non si vede una via di uscita.
Definita come la peggiore crisi economica degli ultimi vent’anni, quella che si trova a vivere oggi la Finlandia è la conseguenza diretta di una serie di cause. Dopo tre anni di contrazione del PIL, si è passati a minime riprese (0,2-0,9%) tra il 2015 e il 2016. Su circa 5 milioni e mezzo di finlandesi, i disoccupati sono in aumento. Tra i più colpiti, gli operai più anziani dei comparti produttivi tradizionali in crisi, come la Nokia, ormai declassata da Apple. Ma la disoccupazione colpisce anche i giovani perché gli unici settori in crescita sono soprattutto start-up che realizzano utili consistenti ma con pochissimi dipendenti.
In merito alla crisi, poi, non mancano gli euroscettici che indicano l’euro come principale colpevole della mancata ripresa dell’economia finlandese. Il vicepremier Rimo Soini, del partito euroscettico The Finns, è pronto a sostenere l’uscita della Finlandia dall’eurozona e ha dichiarato che la Finlandia non avrebbe mai dovuto aderire all’euro.